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Leon Battista Alberti Momo o Del Principe IntraText CT - Lettura del testo |
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-9-Sentendo queste ultime parole Giove rimase a bocca aperta e, data la sua fissazione, non la finiva più di chiedersi meravigliato da dove quella razza d'uomini avesse ricavato una tale chiaroveggenza da riconoscerlo per quanto si fosse nascosto accovacciandosi dietro la siepe di recinzione. «Non è possibile» disse «che io resti a lungo qui sulla terra senza danni»: si diresse allora verso il cielo con la testa piena di una tale idea dei filosofi da farlo ardere dal desiderio di sapere quali conclusioni avrebbero tratto quei saggi a proposito del suo progetto: non aveva dubbi che quelli sapessero e potessero qualsiasi cosa, anche la più enigmatica e difficile, dopo che ne aveva avuto così chiara dimostrazione col fatto di averlo riconosciuto; e quell'idea era rafforzata dall'aver visto nell'Accademia, tra quegli uomini in cerca, alcuni personaggi dalla splendida barba, elegantemente vestiti e con la porpora sulle spalle, avanzare con passo quasi etereo, lo sguardo serenamente assorto, tanto che li riteneva degni di salire in cielo a tener lezioni agli dèi. Ma siccome voleva tenersi per sé la gloria dell'operazione come aveva deciso, e si rendeva conto che con la sua sola testa non ce l'avrebbe fatta, ebbe un'alzata d'ingegno. Fece venire Mercurio e gli ordinò di andar giù sulla terra a prendergli la dea Virtù: non stava bene, infatti, non aver messo a parte di una questione così importante una dea di tanto riguardo, la migliore di tutte. Mercurio rispose che non era facile rintracciare la dea, non tanto ben accetta agli dèi del cielo né a quelli dell'oltretomba, che probabilmente aveva fatto perdere le sue tracce proprio per questo motivo. Disse allora Giove: «Se non sbaglio la troverai in mezzo ai tuoi amici filosofi, che le si sono interamente dedicati». Mercurio rispose: «Non credere di poter trovare millantatori come quelli! Per fartela intendere, io stesso qualche volta ho chiesto a quelli là se avevano visto la dea, perché sono affezionato a Virtù; quelli giurano che lei è in grande intimità con loro, però, stringi stringi, non c'è mai». E Giove: «Tu comunque vai e domanda: bisogna fare così». Giove si comportava in questo modo perché sapeva quant'era curioso Mercurio, e come gli piaceva stringere continuamente nuove relazioni ospitali e nuovi rapporti d'affari; immaginava perciò che il dio linguacciuto, in mezzo alle chiacchiere che avrebbe fatto, com'era sua abitudine, sulle faccende divine che sapeva e anche su quelle che non sapeva, avrebbe potuto afferrare qualche informazione e gliel'avrebbe riferita, a tutto vantaggio dei suoi progetti. |
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