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Leon Battista Alberti
Momo o Del Principe

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  • LIBRO QUARTO.
      • -10-
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-10-

 

Mentre in teatro avvenivano cose di quel genere, nell'aldilà cominciarono ad accadere fatti nuovi, molto divertenti e soprattutto di enorme interesse. Caronte, infatti, aveva appreso dalle continue dicerie dei defunti che il mondo stava per essere totalmente distrutto, e che le Parche e le Ispiadi avevano già cominciato a sterminare intere famiglie, mentre tutto quanto andava tristemente in rovina nel terrore della distruzione imminente. Pertanto Caronte aveva deciso di andare a vedere questo mondo, prima che una creazione così grande e meravigliosa venisse distrutta, poiché non l'aveva mai visto in passato., e in futuro non avrebbe potuto più farlo; però aveva sentito dire che il percorso che conduceva dagli inferi alla terra degli uomini di lassù era molto rischioso, e sapeva bene come fosse noto e consentito solo a pochissimi. Non aveva quindi il coraggio di partire senza precauzioni, e in tutta la moltitudine dei defunti non gli riusciva di trovarne uno che si lasciasse convincere, con qualunque offerta, a ritornare nel posto da cui era fuggito molto volentieri, liberandosi del tetro carcere del corpo: anzi, per dissuaderlo da quell'intenzione parlavano diffusamente delle sventure umane e mettevano a confronto i mali dei vivi con la libertà dei morti; dicevano, per concludere, che era meglio sopportare qualunque guaio piuttosto che tornare ad affrontare le angosce umane. Il caso volle però che ci fosse tra i morti un certo Gelasto, un filosofo in complesso tutt'altro che banale, che però Caronte aveva lasciato da parte da molto tempo per il semplice motivo che era morto in estrema povertà e quindi non si era portato niente per pagare il costo dei traghetto. Caronte si mette d'accordo con lui che l'avrebbe trasportato gratis se quello gli avesse fatto da compagno e da guida nel suo viaggio sulla terra. Gelasto si assunse l'incarico, per quanto malvolentieri e senza sapere la strada. Del resto, che avrebbe potuto fare quel poveraccio, se non c'era possibilità di pagare? Doveva restar fermo in eterno in quel luogo, senza poter essere considerato né tra i vivi né tra i morti? È chiaro che era costretto ad affrontare qualunque evenienza, il noto e l'ignoto, le prove più dure, soprattutto perché non arrivava mai nessuno, né tra i suoi amici né tra le persone più ricche, a cui fosse possibile chiedere una mano d'aiuto: infatti a nessuno dei defunti è stato mai concesso di portarsi dalla terra più della moneta che serve a pagare il traghetto.




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