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Leon Battista Alberti
Momo o Del Principe

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  • LIBRO QUARTO.
      • -15-
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Tra una chiacchiera e l'altra erano ormai giunti al mare. Gelasto allora si fermò a guardarsi intorno esitante; Caronte, che cominciava a irritarsi, disse: «Ti blocchi anche qui?». Gelasto rispose: «Non ti arrabbiare, Caronte, mi sto dando da fare per tutti e due. Ti confesso che non sarò una buona guida in una così vasta distesa, senza strade tracciatepunti di riferimento». Caronte rispose: «Ho sentito dire che la via per l'inferno è facile: basta andare da quella parte dove non si vede e non si sente niente. E allora montiamo in barca e facciamo rotta in quella direzione!». Mentre navigano nel mare calmo, Caronte dice: «Vedi come me la cavo meglio non dando retta a voi filosofi? Se ti avessi dato ascolto, mi avresti sepolto con i tuoi dubbi; non ti ho dato retta, per questo navighiamo così bene. Ma tu perché hai finto di aver paura di questo mare, dopo aver visto l'Acheronte? Questo qui sembra più grande, te lo concedo, ma non può essere né più profondo né più burrascoso. Ehi, ma che razza di mostro è quello laggiù, che avanza solcando il mare nella nostra direzione? Che sia quello che ha procurato tanti disastri agli inferi, e dicono si aggiri per i mari? Come capita a proposito! Non sono mai riuscito a capire, infatti, che roba sia. Ed ecco che sta per passarci davanti, lo vedremo, e questo è un bene. Ora sì che son contento d'essere andato sulla terra! Eccolo qui, lo vedi?, lo Stato in navigazione!». Gelasto esclamò: «O Caronte! Che definizione appropriata hai trovato, chiamando 'Stato' una nave! Se volessi descriverla a modo, non potrei trovare espressione più chiara! Anche qui infatti, come in uno Stato, comanda la minoranza, la maggioranza è comandata e così impara a reggere il potere; le loro passioni, i loro progetti di carriera e di benessere cercano di adattarli a tutte le situazioni. Inoltre anche qui, come in uno Stato, la direzione generale è affidata a uno solo, o ad alcuni, o a molti; essi, se sanno tener conto del passato, prevedere il futuro e analizzare attentamente il presente, e se affrontano con razionalità e metodo tutti i problemi, senza cercar di stornare a loro favore, anziché nell'interesse generale, nessun bene, allora sono dei governanti, e tutto procede a meraviglia; se invece si accaparrano ogni cosa e mettono in secondo piano tutto quanto di fronte alle loro passioni, allora sono degli oppressori, e tutto va in rovina. Inoltre, se ascoltano i consigli degli esperti, se si mantengono sempre disponibili, se la loro efficienza è sincera e trovano l'unanimità nell'esecuzione delle decisioni, allora la situazione fila liscia e stabile; se invece sono in disaccordo, se si fanno pregare e si tirano indietro, ecco che lo Stato ne viene sconvolto ed entra in una grave crisi. Ehi, ma che stupidaggine stiamo facendo? Non abbiamo saputo tirarci fuori da un disastro imminente: siamo capitati davanti ai pirati!». Al sentire la parola pirati, Caronte si spaventò, perché aveva inteso più d'una volta che sono quanto di più terribile e crudele; eppure, nonostante i brividi di terrore, fece finta di nulla pur di continuare a punzecchiare Gelasto. Disse: «Quanti trucchi hai intenzione d'inventare, Gelasto, per interrompere il nostro ritorno all'inferno? Una volta ti trattiene l'incertezza sulla rotta, un'altra volta è scoprire il pericolo dei briganti che ti blocca! Che motivo hai di temerli, se non possono toglierti neanche la vita? Comunque, è meglio evitare questa seccatura: ti lascerò a terra». Detto fatto, diresse la barca verso la spiaggia, remando a tutta forza. Gelasto si accorse che Caronte s'era spaventato e disse allora ridendo: «Fai bene a squagliartela, Caronte! Se catturassero un vecchio lupo di mare come te, lo farebbero certo schiavo, mettendolo tra i loro sventurati rematori! E magari ti strapperebbero barbone e capelli per intrecciarci le funi, proprio come hai fatto tu!». Giunto che fu sulla spiaggia, Caronte s'imbatté negli abitanti del luogo, che, avendo visto i pirati mentre si trovavano nei bagni pubblici vicino, stavano tagliando la corda e gridavano ai due di stare alla larga da quei criminali ferocissimi e di salire sulle montagne. Caronte disse che non poteva abbandonare la sua barca, e non ce la faceva più a portarsela dietro: si era stancato da morire cercando di guadagnare la terraferma remando a più non posso. Andò allora a nascondere la barca in una palude nelle vicinanze, coprendola sotto il fango, poi si rintanò in mezzo alle canne più vicine. Gelasto, invece, salì fino ad un anfratto, dove si nascose in mezzo a un cespuglio.




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