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I celesti, scossi dal chiasso di
quel dibattito, accorsero a osservare la situazione in un punto del cielo da
cui era possibile udire con chiarezza i discorsi, e stavano con l'animo sospeso
ad aspettare la conclusione della polemica, ora preoccupati per le repliche di
Momo, ora sollevati dagli interventi dei filosofi. I filosofi infatti,
ambiziosi com'erano di natura, presuntuosi e abituati ad incarognire nelle
polemiche, tutti surriscaldati contro Momo gli stavano sempre più addosso, lo
tormentavano senza esitare a sfotterlo: e così andò a finire a male parole. Alla
fine, nell'infuriare della baruffa passarono a vie di fatto, prendendo a pugni
e strapazzando di graffi e di morsi il viso di Momo che insisteva nel suo
sproloquio. L'intervento di alcune personalità autorevoli riuscì a sedare il
tumulto. Momo allora, invocando protezione e aiuto da costoro, andava mostrando
il volto malconcio, con mezza barba strappata; infatti, mentre Momo circondato
dalle mani dei nemici cercava una via di scampo e si faceva largo a forza di
gomiti tutto agitato, un soldo di cacio di cinico gli si era avvinghiato al
collo e gli aveva strappato la barba con un morso. Le autorità non potevano
tollerare che, in loro presenza, si arrecasse un'offesa così grave a un uomo
con tanto di barba, e si misero a cercare il colpevole; però era impossibile
sentire il racconto dell'episodio con sufficiente chiarezza, in mezzo a quel
casino di filosofi che urlavano accuse contro Momo; finalmente, ricostruita la
vicenda, quando gli fu portato al cospetto il colpevole, quel cinico piccoletto
così bravo a dar morsi, ed ebbero guardato il soggetto, malconcio e con gli
occhi pesti per i pugni che aveva preso, che sforzandosi di parlare sputava con
grandi scaracchi i peli della barba che si era mangiato, si misero a ridere e
se ne andarono senza occuparsi più della faccenda.
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