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Leon Battista Alberti
Momo o Del Principe

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  • LIBRO PRIMO.
      • -19-
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-19-

 

Raccontata questa storiella, Momo adornò con molta grazia questa e quella ragazza, e le istruì per benino quasi tutte nell'arte di truccarsi. Chiese però che prendessero l'abitudine di farlo di nascosto, per evitare che anche gli uomini si concedessero assieme a loro una simile sciccheria, o che in casa lo venissero a sapere le matrigne noiose, sempre pronte a brontolare. Così parlò Momo, poi se ne andò, e ripensando tra sé a quel che aveva combinato stava quasi impazzendo dalla gioia. «È proprio come dicono» faceva, «tutte le cose sono soggette ai capricci del destino! Chi avrebbe mai potuto immaginare che la mia situazione sarebbe cambiata da così a così in questo modo? Fino a poco fa ero un esule sommerso dalle sciagure, odiato e sbeffeggiato da uomini e dèi; ora, di colpo, eccomi passare da una condizione disperata a uno spasso simile: non ho ragione di ballare dalla gioia? Non so ancora bene se devo rallegrarmi di più perché, richiamato dall'esilio, sto per recuperare l'antica dignità, oppure perché m'è saltato in mente un sistema per rivalermi che più spassoso di così non si può: bisogna proprio frequentare gli esseri umani se ci si vuol far le ossa a tutte le astuzie, gli inganni e le truffe. Che razza di animali a due zampe, gli uomini! Alla larga! Eppure, di questo duro esilio c'è una cosa che mi sta bene: esser diventato, con la furbizia e con l'inganno, un autentico esperto nel trasformismo e nell'arte di filar via per la tangente, simulando e dissimulando. Di certo non avrei mai acquistato queste tecniche vantaggiose e utilissime restandomene in mezzo agli dèi, tra i piaceri della lussuria e il dolce far niente. Ora che ho dovuto passare i miei guai, Frode, cos'altro posso temere da te? Ah, se avessi immaginato, nel mio antico benessere, che effetto fa doversi scontrare tutti i giorni coi guai, non mi avresti fatto bandire, Frode traditrice, con le tue arti sleali! Ma se torno fra gli dèiLasciamo perdere! Una cosa è certa: nessuno riuscirà a ingannare Momo, ora che si è messo bene in testa che tutti quanti possono comportarsi da farabutti. Torniamo al punto; la faccenda sta in questi termini: qui in mezzo agli uomini, dovendo sopportare scontri e difficoltà, s'impara la strategia per condurre a buon esito imprese grandiose ed illustri. Per esempio, chi potrà lodare quanto merita la trovata che ho escogitato per prendermi la rivincita? Non mi sono dimostrato architetto elegante di ogni malizia? Sono sicurissimo delle conseguenze della mia azione: l'uomo imparerà a rompere le scatole agli dèi con i suoi voti: conosco la sua petulanza, so bene che faccia tosta si ritrova, quant'è arrogante e temerario. Non c'è bene altissimo e divino che non ritenga gli sia dovuto. Su cosa non si lancerà coi suoi voti? Avrà desideri senza senso, ambizioni presuntuose, chiederà senza ritegno, si convincerà che non gli si può dir di no, che tutto gli dev'essere offerto senza neanche domandarlo. Andrà a finire che un solo omiciattolo qualunque farà stancare tutti quanti gli dèi con l'impertinenza delle sue richieste. Quegli allegri compagnoni, che hanno deciso di passare l'eternità nell'ozio e nella quiete nelle loro splendide dimore celesti, se vorranno darsi qualche pensiero di questa faccenda dei voti, sarà bene che si mettano all'opera anima e corpo, e la smettano di spassarsela come gli scemi coi loro Ganimedi, le loro Veneri, i loro Amori. C'è di più: se cominceranno a fare concessioni ai mortali, il lavoro aumenterà di giorno in giorno per quei pigroni buoni a nulla. Se invece non se ne daranno pensiero per pigrizia e indifferenza, è finita: non contano più nulla; senza chi ubbidisce, hai voglia di comandare! Se gli dèi non avessero chi sottomette il suo cuore alla venerazione della loro divina maestà, che valore vuoi che avrebbe stare lassù? Per di più gli dèi sono ambiziosi più del dovuto, e incredibilmente avidi della deferenza e dell'adulazione delle masse, ma al tempo stesso amano prendersela comoda, da veri fannulloni; per loro, che stanno immersi fino al collo nel nettare e nell'ambrosia, una faccenda strana e imprevista come questa sarà come una sveglia improvvisa, e così nessuno saprà che decisioni prendere per i fatti suoi, né escogiterà soluzioni utili al problema comune. Saranno più le baruffe che le discussioni sensate. Si vedrà allora quanto vale il mio operato. Infatti, per come conosco il loro solito modo di fare, posso prevedere che nel fuoco della discussione nasceranno tra loro odio e rancori. Non c'è dubbio che la furia di quelle tempeste si rovescerà in gran parte su di me, ma io, per giustificarmi e farla franca dai loro attacchi di bile, potrò sempre dire d'aver agito in buona fede, nell'interesse della loro sacra autorità, per quanto mi permetteva il mio buon senso privo di contorsioni, e non si poteva certo addossare a me, che anzi, nei miei limiti, avevo fatto tutto a fin di bene, la colpa per le conseguenze imprevedibili della faccenda. E poi, in fondoGiove è pure andato in sollucchero per certe contadine rozze: ora che son diventate più carine per merito mio, non gli si scalderà il sangue? E ti saluto Giunone!».




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