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La dea Virtù, svegliata dal primo
strillo di sua figlia che si dibatteva, grazie alla sua intelligenza e alla sua
presenza di spirito prese la migliore delle decisioni possibili in una
circostanza del genere, che ha incontrato fino ad oggi l'approvazione di tutte
le persone colte ed esperte della vita. Poiché non c'era modo di cancellare
l'accaduto, si trattenne dal gridare, per non renderlo di pubblico dominio a
vergogna sua e della famiglia, evitando che in aggiunta all'oltraggio ricevuto
da una sua figliola ulteriori atti ostili si rovesciassero contro i suoi cari.
Così, di fronte all'iniquità del frangente, ritenne preferibile stare in
ascolto facendo finta di dormire, finché un'altra occasione non avesse permesso
di riparare al malfatto. Rimane perciò china a osservare schifata, e aspetta in
silenzio di vedere come va a finire. La ragazza, terrorizzata dall'inatteso
colpaccio di Momo, aveva raccolto a stento lo spirito nonché i capelli; e quasi
nel preciso momento in cui si accorse d'essere stata messa incinta da quella
violenza carnale, e anzi sentiva già avvicinarsi le doglie, incredibile a
dirsi, vide che il feto sbucava fuori con le sue sole forze; poi, quando lo
raccolse e vide che aveva dato alla luce un mostro orribile e spaventoso, restò
stupefatta e profondamente addolorata. Fra gli altri particolari
raccapriccianti, il mostro (incredibile!) aveva tanti occhi, tante orecchie,
tante lingue quant'erano le foglie dell'edera cresciute in corpo a suo padre.
Dimostrava inoltre quella stessa frenesia di guardarsi intorno a cogliere il
minimo movimento che aveva invaso suo padre durante la seduzione; e quel che
sconcertava ancor più, era dotato d'una loquacità straordinaria fin troppo
precoce: perfino al momento di nascere, infatti, aveva provato ad articolare
parole.
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