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Vittorio Alfieri
Bruto Primo

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  • ATTO SECONDO.
    • Scena Seconda. Tiberio, Bruto, Tito.
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Scena Seconda. Tiberio, Bruto, Tito.

 

TIBERIO Amato padre,
mai non potea nel foro in miglior punto
incontrarti. Di gioja ebro mi vedi:
te ricercava. - Ansante io son, pel troppo
ratto venir: da non mai pria sentiti
moti agitato, palpitante, io sono.
Visti ho dappresso i rei Tarquinj or ora;
e non tremai...
TITO Che fu?
BRUTO Dove?...
TIBERIO Convinto
con gli occhi miei mi son, ch'egli è il tiranno
l'uom fra tutti il minore. Il re superbo,
coll'infame suo Sesto, udita appena
Roma sommossa, abbandonava il campo;
e a sciolto fren ver la città correa
con stuolo eletto: e giunti eran già quivi
presso alla porta Carmentale...
TITO Appunto
v'eri tu a guardia.
TIBERIO Oh me felice! io 'l brando
contro ai tiranni, io lo snudai primiero. -
Munita e chiusa la ferrata porta
sta: per difesa, alla esterior sua parte,
io con venti Romani, in sella tutti,
ci aggiriamo vegliando. Ecco il drappello,
doppio del nostro almen, ver noi si addrizza,
con grida, urli, e minacce. Udir, vederli,
ravvisargli, e co' ferri a loro addosso
scagliarci, è un solo istante. Altro è l'ardire,
altra è la rabbia in noi: tiranni a schiavi
credean venir; ma libertade e morte
ritrovan ei de' nostri brandi in punta.
Dieci e più già, morti ne abbiamo; il tergo
dan gli altri in fuga, ed è il tiranno il primo.
Gl'incalziamo gran tempo; invano; han l'ali.
Io riedo allora all'affidata porta;
e, caldo ancor della vittoria, ratto
a narrartela vengo.
BRUTO Ancor che lieve,
esser de' pur di lieto augurio a Roma
tal principio di guerra. Avervi io parte
voluto avrei; che nulla al pari io bramo,
che di star loro a fronte. Oh! che non posso
e in foro, e in campo, e lingua, e senno, e brando,
tutto adoprare a un tempo? Ma, ben posso,
con tai figli, adempir più parti in una.
TIBERIO Altro a dirti mi resta. Allor che in fuga
ebbi posti quei vili, io, nel tornarne
verso le mura, il suon da tergo udiva
di destrier che correa su l'orme nostre;
volgomi addietro, ed ecco a noi venirne
del tirannico stuolo un uom soletto:
nuda ei la destra innalza; inerme ha il fianco;
tien con la manca un ramoscel d'olivo,
e grida, e accenna: io mi soffermo, ei giunge;
e in umil suon, messo di pace, ei chiede
l'ingresso in Roma. A propor patti e scuse
viene a Bruto, e al senato...
BRUTO Al popol, dici:
che, o nulla è Bruto; o egli è del popol parte.
Ed era il messo?...
TIBERIO Egli è Mamilio: io 'l fea
ben da' miei custodir fuor della porta;
quindi a saper che far sen debba io venni.
BRUTO Giunge in punto costui. Non più opportuno,
né più solenne il potea mai scerre
per presentarsi de' tiranni il messo.
Vanne; riedi alla porta, il cerca, e teco
tosto lo adduci. Ei parlerà, se l'osa,
a Roma tutta in faccia: e udrà risposta
degna di Roma, io spero.
TIBERIO A lui men volo.




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