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Vittorio Alfieri
Bruto Secondo

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  • ATTO QUINTO.
    • Scena Terza. Popolo, Bruto, Cesare, morto.
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Scena Terza. Popolo, Bruto, Cesare, morto.

 

POPOLO Che fu? quai grida udimmo?
qual sangue è questo? Oh! col pugnale in alto
Bruto immobile sta?
BRUTO Popol di Marte,
(se ancora il sei) là, là rivolgi or gli occhi:
mira chi appiè del gran Pompeo sen giace...
POPOLO Cesare? oh vista! Ei nel suo sangue immerso?...
Oh rabbia!...
BRUTO Sì; nel proprio sangue immerso
Cesare giace: ed io, benché non tinto
di sangue in man voi mi vediate il ferro,
io pur cogli altri, io pur, Cesare uccisi...
POPOLO Ah traditor! tu pur morrai...
BRUTO Già volta
sta dell'acciaro al petto mio la punta:
morire io vo': ma, mi ascoltate pria.
POPOLO Si uccida pria chi Cesare trafisse...
BRUTO Altro uccisore invan cercate: or tutti
dispersi già fra l'ondeggiante folla,
i feritor spariro: invan cercate
altro uccisor, che Bruto. Ove feroci
a vendicare il dittator qui tratti
v'abbia il furore, alla vendetta vostra
basti il capo di Bruto. - Ma, se in mente,
se in cor pur anco a voi risuona il nome
di vera e sacra libertade, il petto
a piena gioja aprite: è spento al fine,
è spento là, di Roma il re.
POPOLO Che parli?
BRUTO Di Roma il re, sì, vel confermo, e il giuro:
era ei ben re: tal qui parlava; e tale
mostrossi ei già ne' Lupercali a voi,
quel dì che aver la ria corona a schivo
fingendo, al crin pur cinger la si fea
ben tre volte da Antonio. A voi non piacque
la tresca infame; e a certa prova ei chiaro
vide, che re mai non saria, che a forza.
Quindi a guerra novella, or, mentre esausta
d'uomini, e d'armi, e di tesoro è Roma,
irne in campo ei volea; certo egli quindi
di re tornarne a mano armata, e farvi
caro costare il mal negato serto.
L'oro, i banchetti, le lusinghe, i giuochi,
per far voi servi, ei profondea: ma indarno
l'empio il tentò; Romani voi, la vostra
libertà non vendete: e ancor per essa
presti a morir tutti vi veggio: e il sono
io, quanto voi. Libera è Roma; in punto
Bruto morrebbe. Or via, svenate dunque
chi libertà, virtù vi rende, e vita;
per vendicare il vostro re, svenate
Bruto voi dunque: eccovi ignudo il petto...
Chi non vuol esser libero, me uccida. -
Ma, chi uccidermi niega, omai seguirmi
debbe, ed a forza terminar la impresa.
POPOLO Qual dir fia questo? - Un Dio lo inspira...
BRUTO Ah! veggo
a poco a poco ritornar Romani
i già servi di Cesare. Or, se Bruto
roman sia anch'egli, udite. - Havvi tra voi
chi pur pensato abbia finora mai
ciò, ch'ora io sto con giuramento espresso
per disvelare a voi? - Vero mio padre
Cesare m'era...
POPOLO Oh ciel! che mai ci narri?...
BRUTO Figlio a Cesare nasco; io 'l giuro; ei stesso
ier l'arcano svelavami; ed in pegno
di amor paterno, ei mi volea, (vel giuro)
voleva un dì, quasi tranquillo e pieno
proprio retaggio suo, Roma lasciarmi.
POPOLO Oh ria baldanza!...
BRUTO E le sue mire inique
tutte a me quindi ei discoprire ardiva...
POPOLO Dunque (ah pur troppo!) ei disegnava al fine
vero tiranno appalesarsi...
BRUTO Io piansi,
pregai, qual figlio; e in un, qual cittadino,
lo scongiurai di abbandonar l'infame
non romano disegno: ah! che non feci,
per cangiarlo da re?... Chiesta per anco
gli ho in don la morte; che da lui più cara
che il non suo regno m'era: indarno il tutto:
nel tirannico petto ei fermo avea,
o il regnare, o il morire. Il cenno allora
di trucidarlo io dava; io stesso il dava
a pochi e forti: ma in alto frattanto
sospeso stava il tremante mio braccio...
POPOLO Oh virtù prisca! oh vero Bruto!
BRUTO È spento
di Roma il re; grazie agli Iddii sen renda...
Ma ucciso ha Bruto il proprio padre;... ei merta
da voi la morte... E viver volli io forse?...
Per brevi istanti, io il deggio ancor; finch'io
con voi mi adopro a far secura appieno
la rinascente comun patria nostra:
di cittadin liberatore, il forte
alto dover, compier, si aspetta a Bruto;
ei vive a ciò: ma lo immolar se stesso,
di propria man su la paterna tomba,
si aspetta all'empio parricida figlio
del gran Cesare poscia.
POPOLO Oh fero evento!...
Stupor, terror, pietade;... oh! quanti a un tempo
moti proviamo?... Oh vista! in pianto anch'egli,
tra il suo furor, Bruto si stempra?...
BRUTO - Io piango.
Romani, sì; Cesare estinto io piango.
Sublimi doti, uniche al mondo; un'alma,
cui non fu mai l'egual, Cesare avea:
cor vile ha in petto chi nol piange estinto. -
Ma, chi ardisce bramarlo omai pur vivo,
Roman non è.
POPOLO Fiamma è il tuo dire, o Bruto...
BRUTO Fiamma sian l'opre vostre; alta è l'impresa;
degna è di noi: seguitemi; si renda
piena ed eterna or libertade a Roma.
POPOLO Per Roma, ah! sì, su l'orme tue siam presti
a tutto, sì...
BRUTO Via dunque, andiam noi ratti
al Campidoglio; andiamo; il seggio è quello
di libertade, sacro: in man lasciarlo
dei traditor vorreste?
POPOLO Andiam: si tolga
la sacra rocca ai traditori.
BRUTO A morte,
a morte andiam, o a libertade.
POPOLO A morte,
con Bruto a morte, o a libertà si vada.




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