Desio, timor,
dubbia ed iniqua speme,
fuor del mio petto omai. – Consorte infida
io di Filippo, di Filippo il figlio
oso amar, io?... Ma chi 'l vede, e non l'ama?
Ardito umano cor, nobil fierezza,
sublime ingegno, e in avvenenti spoglie
bellissim'alma; ah! perché tal ti fero
natura e il cielo?... Oimè! che dico? imprendo
così a strapparmi la sua dolce immago
dal cor profondo? Oh! se palese mai
fosse tal fiamma ad uom vivente! Oh! s'egli
ne sospettasse! Mesta ognor mi vede...
Mesta, è vero, ma in un dal suo cospetto
fuggir mi vede; e sa che in bando è posta
da ispana reggia ogni letizia. In core
chi legger puommi? Ah! nol sapess'io, come
altri nol sa! Così ingannar potessi,
sfuggir così me stessa, come altrui!...
Misera me! sollievo a me non resta
altro che il pianto; ed il pianto è delitto. –
Ma, riportare alle più interne stanze
vo' il dolor mio; più libera... Che veggio?
Carlo? Ah! si sfugga: ogni mio detto o sguardo
tradir potriami: oh ciel! sfuggasi.
|