Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Vittorio Alfieri
Filippo

IntraText CT - Lettura del testo

  • ATTO PRIMO.
    • Scena Seconda. Carlo, Isabella.
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

Scena Seconda. Carlo, Isabella.

 

CARLO Oh vista! –
Regina, e che? tu pure a me t'involi?
Sfuggi tu pure uno infelice oppresso?
ISABELLA Prence...
CARLO Nemica la paterna corte
mi è tutta, il so; l'odio, il livor, la vile
e mal celata invidia, entro ogni volto
qual maraviglia fia se impressa io leggo,
io, mal gradito al mio padre e signore?
Ma tu, non usa a incrudelir; tu nata
sotto men duro cielo, e non per anche
corrotta il core infra quest'aure inique;
sotto sì dolce maestoso aspetto
crederò che nemica anima alberghi
tu di pietade?
ISABELLA Il sai, qual vita io tragga,
in queste soglie: di una corte austera
gli usi, per me novelli, ancor di mente
tratto non mi hanno appien quel dolce primo
amor del suol natio, che in noi può tanto.
So le tue pene, e i non mertati oltraggi
che tu sopporti; e duolmene...
CARLO Ten duole?
Oh gioja! Or ecco, ogni mia cura asperge
di dolce oblio tal detto. E il dolor tuo
divido io pure; e i miei tormenti io spesso
lascio in disparte; e di tua dura sorte
piango; e vorrei...
ISABELLA Men dura sorte avrommi,
spero, dal tempo: i mali miei non sono
da pareggiarsi a' tuoi; dolorcaldo
dunque non n'abbi.
CARLO In me pietà ti offende,
quando la tua mi è vita?
ISABELLA In pregio hai troppo
la mia pietà.
CARLO Troppo? ah! che dici? E quale,
qual havvi affetto, che pareggi, o vinca
quel dolce fremer di pietà, che ogni alto
cor prova in se? che a vendicar gli oltraggi
val di fortuna; e più nomar non lascia
infelici color, che al comun duolo
porgon sollievo di comune pianto?
ISABELLA Che parli?... Io, sì, pietà di te... Ma... oh cielo!...
Certo, madrigna io non ti son: se osassi
per l'innocente figlio al padre irato
parlar, vedresti...
CARLO E chi tant'osa? E s'anco
pur tu l'osassi, a te sconviensi. Oh dura
necessità!... d'ogni sventura mia
cagion sei tu, benché innocente, sola:
eppur, tu nulla a favor mio...
ISABELLA Cagione
io delle angosce tue?
CARLO Sì: le mie angosce
principio han tutte dal funesto giorno,
che sposa in un data mi fosti, e tolta.
ISABELLA De! che rimembri?... Passeggera troppo
fu quella speme.
CARLO In me cogli anni crebbe
parte miglior di me: nudriala il padre;
quel padre sì, cui piacque romper poscia
nodi solenni...
ISABELLA E che?...
CARLO Suddito, e figlio
di assoluto signor, soffersi, tacqui,
piansi, ma in core; al mio voler fu legge
il suo volere: ei ti fu sposo: e quanto
io del tacer, dell'obbedir, fremessi,
chi 'l può saper, com'io? Di tal virtude
(e virtude era, e più che umano sforzo)
altero in cor men giva, e tristo a un tempo.
Innanzi agli occhi ogni dover mio grave
stavami sempre; e s'io, pur del pensiero,
fossi reo, sallo il ciel, che tutti vede
i più interni pensieri. In pianto i giorni,
le lunghe notti in pianto io trapassava:
che pro? l'odio di me nel cor del padre,
quanto il dolore entro al mio cor, crescea.
ISABELLA L'odio non cape in cor di padre, il credi;
ma il sospetto bensì. L'aulica turba,
che t'odia, e del tuo spregio più si adira
quanto più il merta, entro al paterno seno
forse versò il sospetto...
CARLO Ah! tu non sai,
qual padre io m'abbia: e voglia il ciel, che sempre
lo ignori tu! gli avvolgimenti infami
d'empia corte non sai: né dritto cuore
creder li può, non che pensarli. Crudo,
più d'ogni crudo che dintorno egli abbia,
Filippo è quei che m'odia; egli norma
alla servil sua turba; ei d'esser padre,
se pure il sa, si adira. Io d'esser figlio
già non oblio perciò; ma, se obliarlo
un potessi, ed allentare il freno
ai repressi lamenti; ei non mi udrebbe
doler, no mai, né dei rapiti onori,
né della offesa fama, e non del suo
snaturato inaudito odio paterno;
d'altro maggior mio danno io mi dorrei...
Tutto ei mi ha tolto il , che te mi tolse.
ISABELLA Prence, ch'ei t'è padre e signor rammenti
sì poco?...
CARLO Ah! scusa involontario sfogo
di un cor ripieno troppo: intera aprirti
l'alma pria d'or, mai nol potea..
ISABELLAaprirla
tu mai dovevi a me; né udir...
CARLO T'arresta;
deh! se del mio dolore udito hai parte,
odilo tutto. A dir mi sforza...
ISABELLA Ah! taci;
lasciami.
CARLO Ahi lasso! Io tacerò; ma, ho quanto
a dir mi resta! Ultima speme...
ISABELLA E quale
speme ha, che in te non sia delitto?
CARLO ... Speme,...
che tu non m'odj.
ISABELLA Odiarti deggio, e il sai,...
se amarmi ardisci.
CARLO Odiami dunque; innanzi
al tuo consorte accusami tu stessa...
ISABELLA Io profferire innanzi al re il tuo nome?
CARLOreo m'hai tu?
ISABELLA Sei reo tu solo?
CARLO In core
dunque tu pure?...
ISABELLA Ahi! che diss'io?... Me lassa!...
O troppo io dissi, o tu intendesti troppo.
Pensa, deh! chi son io; pensa, chi sei.
L'ira del re mertiamo; io, se ti ascolto;
tu, se prosiegui.
CARLO Ah! se in tuo cor tu ardessi,
com'ardo e mi struggo io; se ad altri in braccio
ben mille volte il l'amato oggetto
tu rimirassi: ah! lieve error diresti
lo andar seguendo il suo perduto bene;
e sbramar gli occhi; e desiar talvolta,
qual io mi fo, di pochi accenti un breve
sfogo innocente all'affannato core.
ISABELLA Sfuggimi, deh!... Queste fatali soglie,
fin ch'io respiro, anco abbandona; e fia
per poco...
CARLO Oh cielo! E al genitor sottrarmi
potrei così? Fallo novel mi fora
la mal tentata fuga: e assai già falli
mi appone il padre. Il solo, ond'io son reo,
nol sa.
ISABELLA Nol sapess'io!
CARLO Se in ciò ti offesi,
ne avrai vendetta, e tosto. In queste soglie
lasciami: a morte se il duol non mi tragge,
l'odio, il rancor mi vi trarrà del padre,
che ha in se giurato, entro al suo cor di sangue,
il mio morire. In questa orribil reggia,
pur cara a me poiché ti alberga, ah! soffri,
che l'alma io spiri a te dappresso...
ISABELLA Ahi vista!...
Finché qui stai, per te pur troppo io tremo.
Presaga in cor del tristo tuo destino
una voce mi suona... – Odi; la prima,
e in un di amor l'ultima prova è questa,
ch'io ti chieggio, se m'ami; al crudo padre
sottratti.
CARLO Oh donna!... ell'è impossibil cosa.
ISABELLA Sfuggi me dunque, or più di pria. Deh! serba
mia fama intatta, e serba in un la tua.
Scolpati, sì, delle mentite colpe,
onde ti accusa invida rabbia: vivi,
io tel comando, vivi. Illesa resti
la mia virtù con me: teco i pensieri,
teco il mio core, e l'alma mia, mal grado
di me, sian teco: ma de' passi miei
perdi la traccia; e fa', ch'io più non t'oda,
mai più. Del fallo è testimon finora
soltanto il ciel; si asconda al mondo intero;
a noi si asconda: e dal tuo cor ne svelli
fin da radice il sovvenir,... se il puoi.
CARLO Più non mi udrai? mai più?....

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License