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Vittorio Alfieri
Filippo

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  • ATTO SECONDO.
    • Scena Seconda. Filippo, Isabella, Gomez.
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Scena Seconda. Filippo, Isabella, Gomez.

 

ISABELLA Signor, io vengo ai cenni tuoi.
FILIPPO Regina,
alta cagion vuol ch'io ti appelli.
ISABELLA Oh! quale?...
FILIPPO Tosto la udrai. – Da te sperar poss'io?...
Ma, qual v'ha dubbio? imparzial consiglio
chi più di te potria sincero darmi?
ISABELLA Io, consigliarti?...
FILIPPO Sì: più il parer tuo
pregio che ogni altro: e se finor le cure
non dividevi del mio imperio meco,
né al poco amor del tuo consorte il dei
ascriver tu; né al diffidar tampoco
del re tu il dei: solo ai pensier di stato,
gravi al tuo sesso troppo, ognor sottrarti
io volli appieno. Ma, per mia sventura,
giunto è il giorno, in cui veggo insorger caso
ove frammista alla ragion di stato
la ragion del mio sangue anco è pur tanto,
che tu il mio primo consiglier sei fatta. –
Ma udir da te, pria di parlar, mi giova,
se più tremendo, venerabil, sacro
di padre il nome, o quel di re, tu stimi.
ISABELLA Del par son sacri; e chi nol sa?...
FILIPPO Tal, forse,
tal, che saper più ch'altri sel dovrebbe. –
Ma, dimmi inoltre, anzi che il fatto io narri,
e dimmi il ver: Carlo, il mio figlio,... l'ami?...
o l'odj tu?...
ISABELLA ... Signor...
FILIPPO Ben già t'intendo.
Se del tuo cor gli affetti, e non le voci
di tua virtude ascolti, a lui tu senti
d'esser... madrigna.
ISABELLA Ah! no; t'inganni: il prence...
FILIPPO Ti è caro dunque: in te virtude adunque
cotanta hai tu, che di Filippo sposa,
pur di Filippo il figlio ami d'amore...
materno.
ISABELLA ... A' miei pensier tu sol sei norma.
Tu l'ami,... o il credo almeno; ... e in simil guisa
anch'io... l'amo.
FILIPPO Poi ch'entro il tuo ben nato
gran cor non cape il madrignal talento,
né il cieco amor senti di madre, io voglio
giudice te del mio figliuol...
ISABELLA Ch'io?...
FILIPPO M'odi. –
Carlo d'ogni mia speme unico oggetto
molti anni fu; pria che, ritorto il piede
dal sentier di virtude, ogni alta mia
speme ei tradisse. Oh! quante volte io poscia
paterne scuse ai replicati falli
del mal docile figlio in me cercava!
Ma già il suo ardire temerario insano
giunge oggi al sommo; e violenti mezzi
usar pur troppo ora degg'io. Delitto
cotal si aggiunge ai suoi delitti tanti;
tale, appo cui tutt'altro è nulla; tale,
ch'ogni mio dir vien manco. Oltraggio ei fammi,
che par non ha; tal, che da un figlio il padre
mai non l'attende; tal, che agli occhi miei
già non più figlio il fa... Ma che? tu stessa
pria di saperlo fremi?... Odilo, e fremi
ben altramente poi. – Già più d'un lustro,
dell'oceàn sul sepolto lido,
povero stuolo, in paludosa terra,
sai che far fronte al mio poter si attenta.
A Dio non men, che al proprio re, rubelli,
fan dell'una perfidia all'altra schermo.
Sai quant'oro e sudore e sangue indarno
a questo impero omai tal guerra costi;
quindi, perder dovessi e trono e vita,
non baldanzosa, né impunita ir mai
io lascierò del suo delitto atroce
quella vil gente. Al ciel vittima giuro
immolar l'empia schiatta: e a lor ben forza
sarà il morir, poiché obbedir non sanno. –
Or, chi a me il crederia? che a sì feroci
nemici felli, il proprio figlio, il solo
mio figlio, ahi lasso! aggiunger deggia...
ISABELLA Il prence?...
FILIPPO Il prence, sì: molti intercetti fogli,
e segreti messaggi, e aperte altere
sediziose voci sue, pur troppo!
certo men fanno. Ah! per te stessa il pensa;
di re tradito, e d'infelice padre,
qual sia lo stato; e a sì colpevol figlio
qual sorte a giusto dritto omai si aspetti,
per me tu il di'.
ISABELLA ... Misera me!... Vuoi, ch'io
del tuo figlio il destino?...
FILIPPO Arbitra omai
tu, sì, ne sei; né il re temer, né il padre
dei lusingar: pronunzia.
ISABELLA Altro non temo,
che di offendere il giusto. Innanzi al trono
spesso indistinti e l'innocente e il reo...
FILIPPO Ma, dubitar di quanto il re ti afferma
puoi tu? Chi più di me non reo lo brama?
Deh, pur mentisser le inaudite accuse!
ISABELLA Già convinto l'hai dunque?...
FILIPPO Ah! chi 'l potrebbe
convincer mai? Fero, superbo, ei sdegna,
non che ragioni, anco pretesti opporre
a chiare prove. A lui parlar non volli
di questo suo novello tradimento,
se pria temprato alquanto in cor lo sdegno
dal bollor primo io non avea: ma fredda
ragion di stato, perché taccia l'ira,
in me non tace... Oh ciel! ma voce anch'odo
di padre in me...
ISABELLA Deh! tu l'ascolta: è voce,
cui nulla agguaglia. Ei forse è assai men reo;...
anzi impossibil par, che in questo il sia:
ma, qual ch'ei sia, lo ascolta oggi tu stesso:
intercessor farsi pel figlio al padre,
chi più del figlio il può? Se altero egli era
talor con gente al ver non sempre amica,
teco ei per certo altier non fia: tu schiudi
a lui l'orecchio, e il cor disserra ai dolci
paterni affetti. A te non mai tu il chiami,
e non mai gli favelli. Ei, pieno sempre
di mista tema, a te si appressa; e in duro
fatal silenzio il diffidar si accresce,
e l'amor scema. La virtù sua prima
ridesta in lui, se pure è in lui sopita;
ch'esser non puote, in chi t'è figlio, estinta:
né altrui fidar le paterne tue cure.
Di padre a lui mostra l'aspetto, e agli altri
serba di re la maestà severa.
Che non si ottien con generosi modi
da generoso core? Ei d'alcun fallo
reo ti par? (chi non erra?) allor tu solo
l'ira tua giusta a lui solo dimostra.
Dolce è l'ira di un padre; eppur, qual figlio
può non tremarne? Un sol tuo detto, un detto
di vero padre, in suo gran cor più debbe
destar rimorsi, e men rancor lasciarvi,
che cento altrui, malignamente ad arte
aspri, oltraggiosi. Oda tua reggia intera,
ch'ami ed apprezzi il figlio tuo; che degno
di biasmo, e in un di scusa, il giovanile
suo ardir tu stimi; e udrai repente allora
la reggia intorno risuonar sue laudi.
Dal cor ti svelli il sospettar non tuo:
basso terror di tradimento infame,
a re, che merti esser tradito, il lascia.
FILIPPO ... Opra tua degna, e di te sola, è questa;
il far che ascolti di natura il grido
un cor paterno: ah! nol fan gli altri. Oh trista
sorte dei re! del proprio cor gli affetti,
non che seguir, né pur spiegar, ne lice.
Spiegar? che dico? né accennar: tacerli,
dissimularli, le più volte è forza. –
Ma, vien poi tempo, che diam loro il varco
libero, intero. – Assai, più che nol pensi,
chiara ogni cosa il tuo dir fammi... Ah! quasi
innocente ei mi par, poiché innocente
credi tu il prence. – Ei tosto, o Gomez, venga.




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