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Vittorio Alfieri
Filippo

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  • ATTO QUARTO.
    • Scena Seconda. Soldati con armi e fiaccole. Filippo, Carlo.
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Scena Seconda. Soldati con armi e fiaccole. Filippo, Carlo.

 

CARLO Oh cielo!
Da tante spade preceduto il padre?
FILIPPO Di notte, solo, in queste stanze, in armi,
che fai, che pensi tu? gl'incerti passi
ove porti? Favella.
CARLO ... E che direi?...
L'armi, ch'io strinsi all'appressar d'armati
audaci sgherri, al tuo paterno aspetto
cadonmi: a lor duce tu sei?... tu, padre? –
Di me disponi a piacer tuo. Ma dimmi;
pretesti usar, t'era egli d'uopo? e quali!...
Ah padre! indegni son di un re i pretesti; –
ma le discolpe son di me più indegne.
FILIPPO L'ardir v'aggiungi? Aggiungil pur, ch'è ognora
all'alte scelleraggini compagno:
fa di finto rispetto infame velo
all'alma infida, ambizìosa, atroce;
già non ti escusi tu: meglio, è che il varco
tu schiuda intero alla tua rabbia: or versa
il mortal tosco che in tuo cor rinserri;
audacemente ogni pensier tuo fello,
degno di te, magnanimo confessa.
CARLO Che confessar degg'io? Risparmia, o padre,
i vani oltraggi: ogni più cruda pena
dammi; giusta ella fia, se a te fia grata.
FILIPPO In così acerba età, deh! come giunto
sei di perfidia al più eminente grado?
D'iniquità dove imparata hai l'arte,
che, dal tuo re colto in sì orribil fallo,
neppur di aspetto cangi?
CARLO Ove l'appresi?
Nato in tua reggia...
FILIPPO Il sei, fellon, per mia
sventura ed onta...
CARLO Ad emendar tal onta,
che tardi or più? che non ti fai felice
col versar tu del proprio figlio il sangue?
FILIPPO Mio figlio tu?
CARLO Ma, che fec'io?
FILIPPO Mel chiedi?
Tu il chiedi a me? Non ti flagella dunque
rimorso nullo?... Ah! no; già da gran tempo
nullo più ne conosci; o il sol che senti,
del non compiuto parricidio il senti.
CARLO Parricidio! Che ascolto? Io parricida?
Ma, né tu stesso il credi, no. – Qual prova,
quale indizio, o sospetto?...
FILIPPO Indizio, prova,
certezza, io tutto dal livor tuo traggo.
CARLO – Non mi sforzar, deh! padre, al fero eccesso
di oltrepassar quella terribil meta,
che tra suddito e re, tra figlio e padre,
le leggi, il cielo, e la natura, han posto.
FILIPPO Con sacrilego piè tu la varcasti,
gran tempo è già. Che dico? ignota sempre
ti fu. D'aspra virtù gli alteri sensi
lascia, che mal ti stan; qual sei, favella:
svela del par gli orditi, e i già perfetti
tuoi tradimenti tanti... Or via, che temi?
Ch'io sia men grande, che non sei tu iniquo?
Se il vero parli, e nulla ascondi, spera;
se il taci, o ammanti, trema.
CARLO Il vero io parlo;
tu mi vi sforzi. – Me conosco io troppo,
perch'io mai tremi; e troppo io te conosco,
perch'io mai speri. Infausto don, mia vita
ripiglia tu, ch'ella è ben tua; ma mio
egli è il mio onor, né il togli tu, né il dai.
Ben reo sarei, se a confessarmi reo
mi traesse viltà. – L'ultimo fiato
qui spirar mi vedrai: lunga, crudele,
obbrobriosa apprestami la morte:
morte non v'ha, che ad avvilir me vaglia.
Te sol, te sol, non me compiango, o padre.
FILIPPO Temerario, in tal guisa al signor tuo
ragion de' tuoi misfatti render osi?
CARLO Ragion? – Tu m'odj; ecco il mio sol misfatto:
sete hai di sangue; ecco ogni mia discolpa:
tuo dritto solo, è l'assoluto regno.
FILIPPO Guardie, si arresti; olà.
CARLO Risposta sola
di re tiranno è questa. Ecco, le braccia
alle catene io porgo: eccoti ignudo
al ferro il petto. A che indugiar? fors'oggi
a incrudelir cominci tu soltanto?
Il tuo regnar, giorno per giorno, in note
atre di sangue è scritto già...
FILIPPO Si tolga
dagli occhi miei. Della qui annessa torre
entro al più nero carcere si chiuda.
Guai, se pietade alcun di voi ne sente.
CARLO Ciò non temer, che in crudeltà son pari
i tuoi ministri a te.
FILIPPO Si strappi a forza
dal mio cospetto; a viva forza...




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