GOMEZ Perdona
l'ardir mio troppo; io teco il re pur anco
stimava.
ISABELLA ... Or dianzi ei mi lasciò.
GOMEZ Cercarne
dunque m'è forza altrove. Impazìente
per certo ei sta di udir l'evento alfine...
ISABELLA L'evento?... Arresta il piè: dimmi...
GOMEZ Se a lui
tu favellasti, esposta avratti appieno
l'espettazion sua dubbia della estrema
sentenza...
ISABELLA No: di un tradimento in foschi
ambigui detti a me parlò; ma...
GOMEZ Il nome
del traditor non ti dicea?
ISABELLA Del prence...
GOMEZ Tutto sai dunque. Io del consiglio arreco...
ISABELLA Di qual consiglio? Oimè! che rechi?
GOMEZ A lungo
l'alto affar discuteasi; e al fin conchiuso
ad una s'è...
ISABELLA Che mai? Parla.
GOMEZ Sta scritta
in questo foglio la sentenza: ad essa
null'altro manca, che del re l'assenso.
ISABELLA E il tenor n'è?
GOMEZ Morte pronunzia.
ISABELLA Morte?
Iniqui! morte? E qual delitto è in lui?
GOMEZ Tel tacque il re?
ISABELLA Mel tacque, sì.
GOMEZ ... Tentato
ha il parricidio.
ISABELLA Oh ciel! Carlo?...
GOMEZ Lo accusa
il padre stesso; e prove...
ISABELLA Il padre?... E quali
prove ne dà?... mentite prove. – Ah! certo
altra ragion, che a me si asconde, avravvi.
Deh! mi appalesa il suo vero delitto.
GOMEZ Il suo delitto vero? – E dirtel posso,
se tu nol sai?... Può il dirtelo costarmi
la vita.
ISABELLA Oh! che di' tu? Ma che? paventi
ch'io tradire ti possa?
GOMEZ Il re tradisco,
s'io nulla dico; il re. – Ma, qual ti punge
stimol sì caldo ad indagarne il vero?
ISABELLA Io?... Sol mi punge curìosa brama.
GOMEZ A te ciò in somma or che rileva? – Il prence
sta in gran periglio, e soggiacervi forse
dovrà: ma ch'altro a lui, fuorché madrigna,
al fin sei tu?... Già il suo morir non nuoce
a te; potrebbe anzi la via del trono
ai figli, che uscir denno dal tuo fianco,
sgombrar così. Credi; la origin vera
dei misfatti di Carlo, è in parte, amore...
ISABELLA Che parli?
GOMEZ Amor, che il re ti porta. Ei lieto
più fora assai di un successor tuo figlio,
che non di Carlo sia per l'esser mai.
ISABELLA Respiro. – In me quai basse mire inique
supporre ardisci?
GOMEZ Del mio re ti ardisco
dire i pensier; non son, no, tali i miei;
ma...
ISABELLA Vero è dunque, è ver, ciò ch'io finora
mai non credea; che il padre, il padre stesso,
il proprio figlio abborre...
GOMEZ Oh quanto, o donna,
io ti compiango, se finor conosci
sì poco il re!
ISABELLA Ma, in chi cred'io? Tu pure...
GOMEZ Io pure, sì, poiché non dubbia or trovo
in te pietà, l'atro silenzio io rompo,
che il cor mi opprime. È ver pur troppo, il prence
(misero!) non è reo d'altro delitto,
che d'esser figlio di un orribil padre.
ISABELLA Raccapricciar mi fai.
GOMEZ Di te non meno
inorridisco anch'io. Sai, donde nasce
lo snaturato odio paterno? Il muove
vile invidia: in veder virtù verace
tanta nel figlio, la virtù mentita
del rio padre si adira: a se pur troppo
ei dissimile il vede; ed, empio, ei vuole
pria spento il figlio, che di se maggiore.
ISABELLA Oh non mai visto padre! Ma, più iniquo
il consiglio che il re, perché condanna
un innocente a morte?
GOMEZ E qual consiglio
si opporrebbe a un tal re? Lo accusa ei stesso:
falsa è l'accusa; ognun lo sa: ma ognuno,
per se tremante, tacendo l'afferma.
Ricade in noi di ria sentenza l'onta;
ministri vili al suo furor siam noi;
fremendo il siam; ma invan: chi lo negasse,
del suo furor cadria vittima tosto.
ISABELLA E fia ver ciò che ascolto?... Io di stupore
muta rimango... E non resta più speme?
Ingiustamente ei perirà?
GOMEZ Filippo,
nel simular, sovra ogni cosa, è dotto.
Dubbio parer vorrà da pria; gran mostra
farà di duolo e di pietà; fors'anco
indugierà pria di risolver: folle
chi 'l duolo in lui, chi la pietà credesse;
o che in quel cor, per indugiar di tempo,
l'ira profonda scemasse mai dramma.
ISABELLA Deh! se tu nei delitti al par di lui
l'alma indurata ancor non hai, deh! senti,
Gomez, pietade...
GOMEZ E che poss'io?
ISABELLA Tu, forse...
GOMEZ Di vano pianto, e ben celato, io posso
onorar la memoria di quel giusto:
null'altro io posso.
ISABELLA Oh! chi udì mai, chi vide
sì atroce caso?
GOMEZ A perder io me stesso
presto sarei, purché salvare il prence
potessi; e sallo il cielo. Io, dai rimorsi,
cui seco tragge di cotal tiranno
la funesta amistà, roder già sento,
già strazìarmi il cor; ma...
ISABELLA Se il rimorso
sincero è in te, giovar gli puoi non poco;
sì, il puoi; né d'uopo t'è perder te stesso.
Sospetto al re non sei; puoi, di nascosto,
mezzi al fuggir prestargli: e chi scoprirti
vorria? – Chi sa? fors'anco un dì Filippo,
in se tornando, il generoso ardire
d'uom, che sua gloria a lui salvò col figlio,
premiar potrebbe.
GOMEZ E, se ciò ardissi io pure,
Carlo il vorrà? quant'egli è altero, il sai?
Già il suo furor ravviso, in udir solo
di fuga il nome, e di sentenza. Ah! vano
ad atterrire quella indomit'alma
ogni annunzio è di morte; anzi, già il veggo
ostinarsi a perire. Aggiungi, ch'ogni
mio consiglio od ajuto, a lui sospetto
e odìoso sarebbe. Al re simile
crede egli me.
ISABELLA Null'altro ostacol havvi?
Fa' pur ch'io il vegga; al carcer suo mi guida:
ivi hai l'accesso al certo: io mi lusingo
di risolverlo a fuga. Or, deh! tant'alto
favor non mi negare. Avanzan molte
ore di notte: al suo fuggire i mezzi
appresta intanto; e di arrecar sospendi
fatal sentenza, che sì tosto forse
non si aspetta dal re. Vedi,... ten priego;
andiamo; il cielo avrai propizio ognora:
io ti scongiuro, andiamvi...
GOMEZ E chi potrebbe
opra negar così pietosa? Io voglio
a ogni costo tentarla. Andiamvi. – Il cielo
perir non lasci chi perir non merta.
|