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Vittorio Alfieri
Oreste

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  • ATTO PRIMO.
    • Scena Quarta. Egisto, Clitennestra.
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Scena Quarta. Egisto, Clitennestra.

 

CLITENNESTRA Rampogne udir per ogni parte atroci,
e meritarle!... Oh vita! a te qual morte
fu pari mai?
EGISTO Già tel diss'io: di pace
aura spirar, finché costei dintorno
ci sta, nol potrem noi: ch'ella s'uccida,
gran tempo è già, ragion di stato il vuole,
e il mio riposo, e il tuo: dannata a un tempo
è dal suo stolto orgoglio: ma il tuo pianto
vuol ch'io l'assolva. Al suo partir tu dunque
cessa di opporti: io 'l voglio, e indarno affatto
vi ti opporresti.
CLITENNESTRA Ah! tel diss'io più volte:
qual che d'Elettra il destin sia, mai pace,
mai non sarà con noi: tu fra 'l sospetto,
io fra' rimorsi, e in rio timore entrambi,
trarrem noi sempre incerta orrida vita.
Altra sperar ne lice?
EGISTO Addietro il guardo
non volgo; io penso all'avvenir: non posso
esser felice io mai, finché d'Atride
seme rimane: Oreste vive; in lui
l'odio per noi cresce cogli anni; ei vive
del feroce desio d'alta vendetta.
CLITENNESTRA Misero! ei vive; ma lontano, ignoto,
oscuro, inerme. - Ahi crudo! ad una madre
ti duoli tu, che il suo figliuol respiri?
EGISTO Con una madre, che il consorte ha spento,
men dolgo io, sì. Quello immolavi al nostro
amor; non dei questo immolar del pari
alla mia sicurezza?
CLITENNESTRA Oh tu, di sangue
non sazio mai, né di delitti!... Oh detti!... –
Di finto amor me già cogliesti al laccio:
tuoi duri modi poscia assai mel fero
palese, oimè!... Pur nel mio petto io nutro
pur troppo ancor verace e viva fiamma;
e il sai, pur troppo!... Argomentar puoi quindi,
s'io potrei non amare uno innocente
unico figlio mio. Qual coratroce
può non pianger di lui?...
EGISTO Tu, che d'un colpo
due n'uccidesti. Un ferro stesso al padre
troncò la vita, e in note atre di sangue
vergò del figlio la mortal sentenza.
Il mio troppo indugiar, la sorte, e scaltro
l'antiveder d'Elettra, Oreste han salvo.
Ma che perciò? nomi innocente un figlio,
cui tu pria 'l padre, e il regno poscia hai tolto?
CLITENNESTRA Oh parole di sangue!... Oh figliuol mio,
privo di tutto, a chi tutto ti spoglia
nulla tu desti, se non dai tua vita?
EGISTO E finch'ei vive, di', securo stassi
chi di sue spoglie gode? Ognor sul capo
ti pende il brando suo. Figlio d'Atride,
ultimo seme di quell'empia stirpe
ch'ogni delitto aduna, il furor suo
non fia pago in me solo. Omai mi stringe,
più che di me, di te pensiero. Udisti
le fatidiche voci, ed i tremendi
oracoli, che Oreste un fatale
vaticinaro ai genitori suoi?
Ciò spetta a te, misera madre; io deggio,
ove il pur possa, accelerar sua morte;
tu soffrirlo, e tacerti.
CLITENNESTRA Oimè!... il mio sangue...
EGISTO Non è tuo sangue Oreste: impuro avanzo
è del sangue d'Atréo: sangue, che nasce
ad ogni empio delitto. Il padre hai visto,
mosso da iniqua ambizion, la figlia
svenarti sull'altar: d'Atride figlio,
l'orme paterne ricalcando Oreste,
ucciderà la madre. Oh cieca troppo,
troppo pietosa madre! Il figlio in atto
già di ferirti sta: miralo; trema...
CLITENNESTRA E in questo petto a vendicare il padre
lascia ch'ei venga. Altro maggior delitto,
se maggior v'ha, forse espiar de' il mio.
Ma, qual destin che a me sovrasti, Egisto,
ten prego, deh! per lo versato sangue
d'Agamennòn, d'insidiare Oreste
cessa: da noi lontano, esule ei viva;
ma viva. Oreste il piè volgere ad Argo
non ardirebbe; e s'ei venisse, io scudo
col mio petto ti fora... Ma, s'ei viene,
il ciel vel tragge; e contro il ciel chi vale?
Qual dubbio allor? vittima chiesta io sono.
EGISTO Per or di pianger cessa. Oreste è in vita
e speme ho poca, che in mie mani ei caggia.
Ma, se il vien, che a compier pure io basti
necessità, che invan delitto nomi,
quel , se il vuoi, ripiglierai tu il pianto.


 




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