EGISTO So tutto già; sol qual di voi sia
Oreste,
dite...
PILADE Son io.
ORESTE Menzogna: Oreste io sono.
CLITENNESTRA Qual m'è figlio di voi? ditelo:
scudo
a lui son io.
EGISTO Tu parla, Elettra; e bada
a non mentir; qual è il fratello?
ELETTRA È questi;
questi è, pur troppo!
PILADE Io, sì...
ORESTE Nol creder.
PILADE Cessa.
Poiché scoperta è l'alta trama, omai
del mio furor non osi altri vestirsi.
ORESTE Mira, Egisto, se ardisci, il furor
mira
ch'arde negli occhi miei; mira, e d'Atride
di' ch'io figlio non sono: al terror credi
ch'entro il codardo tuo petto trasfonde
sol la mia voce.
EGISTO Traditor, codardo,
tu il sei; morrai tu di mia mano.
CLITENNESTRA O il brando
trattieni, Egisto, o in me lo immergi: a loro
per altra via non giungi. Arresta... oh cielo!...
Deh! mi ti svela, Oreste. Ah sì; tu il sei.
ORESTE Va'; tue man sanguinose altrove
porta.
Ciascun di noi, se morir dessi, è Oreste:
nessun ti è figlio, se abbracciar tal madre
da noi si debbe.
CLITENNESTRA Oh feri detti! Eppure,...
no, te non lascio.
EGISTO Ecco qual premio merta
l'amor tuo insano. - Io ti conosco, Oreste,
alla tua filial pietà. Son degni
di te i tuoi detti, e di tua stirpe infame.
PILADE Da parricida madre udir nomarsi
figlio, e tacer, può chi di lei non nasce?
ORESTE Cessate...
ELETTRA Egisto, or non t'avvedi? è quegli
Pilade e mente, per salvar l'amico...
EGISTO Salvar l'amico? E qual di voi fia
salvo?
ORESTE Ah! se di ferro non avessi io
carche
le mani, a certa prova, or visto avresti
se Oreste io son; ma, poiché il cor strapparti
più con man non ti posso, abbiti questo
palesator dell'esser mio.
PILADE Deh! cela
quel
ferro. Oh cielo!
ORESTE Egisto, il pugnal vedi,
ch'io, per svenarti, nascoso portava?
E tu il ravvisi, o donna? È questo il ferro,
che tu con mano empia tremante in petto
piantasti al padre mio.
CLITENNESTRA La voce, gli atti,
l'ira d'Atride è questa. Ah! tu sei desso.
Se non vuoi ch'io ti abbracci, in cor mi vibra
quel ferro tu; del padre in me vendetta
miglior farai. Già, finch'io vivo, forza
non è che mai dal fianco tuo mi svelga.
O in tua difesa, o per tua mano io voglio
morire. Oh figlio!... Ancor son madre: e t'amo...
deh, fra mie braccia!...
EGISTO Scostati. Che fai?...
A un figlio parricida?... Olà: di mano,
guardie, il ferro...
ORESTE Il mio ferro a te, cui poscia
nomerò madre, cedo: eccolo; il prendi:
trattar tu il sai; d'Egisto in cor lo immergi.
Lascia ch'io mora; a me non cal, pur ch'abbia
vendetta il padre: di materno amore
niun'altra prova io da te voglio: or via,
svenalo tosto. Oh! che vegg'io? tu tremi?
tu impallidisci? tu piangi? ti cade
di mano il ferro? Ami tu Egisto? l'ami;
e sei madre d'Oreste? Oh rabbia! Vanne,
ch'io mai più non ti vegga.
CLITENNESTRA Oimè!... mi sento...
morire...
EGISTO È questo, è questo (e a me sol spetta)
lo stil, che il padre trucidava; e il figlio
truciderà. Ben lo ravviso; io l'ebbi
tinto già d'altro sangue; e a lei lo diedi
io stesso già. - Ma forse appieno tutte,
tu giovinetto eroe, non sai le morti
di questo acciaro. Atréo, l'avo tuo infame,
vibrollo in sen de' miei fratelli, figli
del suo fratel Tiéste. Io del paterno
retaggio altro non m'ebbi: ogni mia speme,
in lui riposi; e non invan sperai.
Quanto riman di abbominevol stirpe,
tutto al fin, tutto il tengo. Io te conobbi
al desir, che d'ucciderti sentia. –
Ma, qual fia morte, che la cena orrenda,
che al mio padre imbandì l'avo tuo crudo,
pareggi mai?
CLITENNESTRA Morte al mio figlio? morte
avrai tu primo.
EGISTO A me sei nota: trema
anco per te, donna, sei omai... Dal fianco
mio non scostarti.
CLITENNESTRA Invan.
EGISTO Trema.
ELETTRA Deh! sbrama
in me tua sete, Egisto: io pur son figlia
d'Atride, io pur. Mira, a' tuoi piedi...
ORESTE Elettra,
che fai?
PILADE Fu mia la trama; io non avea,
com'essi, un padre a vendicar; pur venni,
a trucidarti io venni: in me securo
incrudelir
tu puoi. D'Oreste il sangue
versar non puoi senza tuo rischio in Argo...
EGISTO Pilade, Elettra, Oreste, a morte
tutti:
e tu pur, donna, ove il furor non tempri.
ORESTE Me solo, me. Donzella inerme a
morte
trar, che ti giova? È di signor possente
Pilade figlio; assai tornarten danno
potria di lui: me sol, me solo svena. –
O voi, miglior parte di me, per voi
l'alma di duol sento capace: il mio,
troppo bollor vi uccide: oh ciel! null'altro
duolmi. Ma pur, vedere, udir costui,
e raffrenarmi, era impossibil cosa...
Tanto a salvarmi feste; ed io vi uccido!
EGISTO Oh gioja! più gran pena che la
morte
dar ti poss'io? Svenati innanzi dunque
cadangli, Elettra pria, Pilade poscia;
quindi ei sovr'essi cada.
CLITENNESTRA Iniquo...
ELETTRA O madre,
così uccider ne lasci?
PILADE Oreste!
ORESTE Oh cielo!...
Io piango? Ah! sì; piango di voi. - Tu, donna,
già sì ardita al delitto, or debil tanto
all'ammenda sei tu?
CLITENNESTRA Sol ch'io potessi
trarmi dall'empie mani; oh figlio!...
EGISTO Infida;
di man non m'esci. - Omai del garrir vostro
stanco son io: tronchinsi i detti. A morte
che più s'indugia a trarli? Ite. - Dimante,
del loro morir m'è la tua vita pegno.
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