Scena
Quinta. Egisto, Clitennestra.
EGISTO Che fia? qual pianto? onde cagion
novella?...
CLITENNESTRA Di pianto sì, d'eterno pianto, or
godi,
nuova ho cagion: di paventar, di starti
tremante or cessa. Al fin, paghe una volta
tue brame sono; è spento al fin quel tuo
fero, crudel, terribile nemico,
che mai pertanto a te non nocque; è spento.
L'unico figlio mio più non respira.
EGISTO Che dici? Oreste spento? a te
l'avviso
donde? chi l'arrecava?... Io non tel credo.
CLITENNESTRA Nol credi, no? forse, perch'ei
sottratto
s'è tante volte dal tuo ferro iniquo?
Se al mio pianto nol credi, al furor mio
tu il crederai. Già nel materno core,
tutto, sì tutto, il non mai spento affetto
mi si ridesta.
EGISTO Altra non hai tu prova,
ond'io?...
CLITENNESTRA Ne avrai, quante il tuo core atroce
chieder ne può. Narrare a parte a parte
ti udrai l'atroce caso; e brilleratti
l'alma, in udirlo, di Tiéstea gioja.
Gente in Argo vedrai, che l'inumano
tuo desir farà sazio.
EGISTO In Argo è giunta
gente, senza ch'io 'l sappia? a me primiero
non si parlò?
CLITENNESTRA Del non aver tu primo
entro al mio petto il crudo stile immerso,
forse ti duole? Opra pietosa tanto,
è ver, spettava a te: nuova sì grata,
a una consorte madre Egisto darla
dovea, non altri.
EGISTO Donna, or qual novella
ira è la tua? Cotanto ami l'estinto
figlio, cui vivo rammentavi appena?
CLITENNESTRA Che parli tu? mai non cessava io,
mai,
di esser madre d'Oreste: e se talvolta
l'amor di madre io tacqui, amor materno
mi vi sforzava. Io ti dicea, che il figlio
men caro era al mio cor, sol perch'ei meno
alle ascose tue insidie esposto fosse.
Or ch'egli è spento, or più non fingo; e sappi,
che m'era e ognor caro sarammi Oreste
più assai di te...
EGISTO Poco tu di'. Più caro
io ti fui che tua fama: onde...
CLITENNESTRA La fama
di chi al fianco ti sta nomar non dessi.
La mia fama, il mio sposo, la mia pace,
ed il mio figlio unico amato, (tranne
la sola vita sua) tutto a te diedi.
Tu da feroce ambizion di regno,
tu, da vendetta orribile guidato,
quant'io ti dava, un nulla reputavi,
finch'altro a tor ti rimanea. Chi vide
sì doppio core, e sì crudele a un tempo?
A quell'amor tuo rio, che mal fingevi,
ch'io credeva in mal punto, ostacol forse,
ostacol, dimmi, era il fanciullo Oreste?
Eppur moriva Agamennone appena,
che tu del figlio ad alta voce il sangue
chiedevi già. Tu, smanioso, tutta
ricercavi la reggia: allor quel ferro,
che non avresti osato mai nel padre
vibrar tu stesso, tu il brandivi allora;
prode eri allor contro un fanciullo inerme.
Ei fu sottratto alla tua rabbia: appieno,
ti conobb'io quel dì; ma tardi troppo.
Misero figlio! E che giovò il sottrarti
dall'uccisor del padre tuo? trovasti
morte immatura in peregrina terra...
Ahi scellerato usurpatore Egisto!
tu m'uccidesti il figlio... Egisto, ah! scusa;...
fui madre;... e più nol sono...
EGISTO A te lo sfogo
e di rampogne, e di sospiri è dato,
purché sia spento Oreste. Or di': costoro
a chi parlar? chi sono? ove approdaro?
Chi gl'inviò? dove ricovran? sono
messaggeri di re? pria d'ogni cosa,
chiesto non hanno essi d'Egisto in Argo?
CLITENNESTRA Chiedon di te: Strofio gl'invia: li
trasse
mia mala sorte a me davanti; e tutto,
mal grado loro, udir da loro io volli.
Due, ma diversi assai d'indole i messi
stanno in tua reggia. La feroce nuova
darmi negava l'un pietoso e cauto;
fervido l'altro, impetuoso, fero,
parea goder del dolor mio: colui
non minor gioja proverà in narrarti,
che tu in udire il lagrimevol caso.
EGISTO Ma, perché a me tal nuova
espressamente
Strofio manda? ei fu ligio ognor d'Atride;
ognun il sa. Non fu da Strofio stesso
trafugato il tuo figlio? a lui ricetto
non diede egli in sua corte?
CLITENNESTRA È ver, da prima;
ma or già molti anni, assente ei n'era; e poscia
mai non ne udimmo più.
EGISTO Fama ne corse;
ma il ver, chi 'l sa? certo è pur, certo, ch'ebbe
fin da' primi anni indivisibil scorta,
custode, amico, difensore, il figlio
di Strofio; quel suo Pilade, che abborro.
Nemico sempre erami Strofio in somma:
come cangiossi?...
CLITENNESTRA Or che tu re sei fatto,
non sai, per prova, il cor di un re che sia? –
Barbaro! forse or ti compiaci udirmi
asseverar ciò che mi duol pur tanto?
Va, n'odi al fin quanto a te basti; vanne;
lasciami. - Strofio alle sue mire Oreste
util credé; perciò da te il sottrasse;
quindi il raccolse, e regalmente amollo:
quindi il cacciò, quando disutil forse
gli era, o dannoso; e quindi ora ti manda
ratto il messaggio di sua morte ei primo. –
Tu in questa guisa stessa un dì m'amavi,
pria che il marito io trucidassi, e il regno
ten dessi; e tu così m'odiasti poscia;
ed or, così mi sprezzi. Amor, virtude,
e fede, e onore, in voi mutabil cosa,
giusta ogni evento, sono.
EGISTO A te la scelta,
ben lo rimembri, a te lasciai la scelta
infra gli Atridi, o i Tiestèi: tu stessa
scegliesti. A che, con grida non cessanti,
scontar mi fai tua scelta? Io t'amo, quanto
tu il merti.
CLITENNESTRA - Egisto, alle importune grida
io pongo fin. Sprezzami tu, se il puoi;
ma dirlo a me, non ti attentar tu mai.
Se amor mi spinse a rio delitto, pensa
a che può spinger disperata donna
spregiato amor, duolo, rimorso, e sdegno.
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