1. TIRANNIDE
indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è
preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle,
interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con
sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario,
o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni
modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni
società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.
2. E,
viceversa, tirannide parimente si dee riputar quel governo, in cui chi è
preposto al creare le leggi, le può egli stesso eseguire. E qui è necessario osservare,
che le leggi, cioè gli scambievoli e solenni patti sociali, non debbono essere
che il semplice prodotto della volontà dei più; la quale si viene a raccogliere
per via di legittimi eletti del popolo. Se dunque gli eletti al ridurre in
leggi la volontà dei più le possono a lor talento essi stessi eseguire,
diventano costoro tiranni; perché sta in loro soltanto lo interpretarle,
disfarle, cangiarle, e il male o niente eseguirle. Che la differenza fra la
tirannide e il giusto governo, non è posta (come alcuni stoltamente, altri
maliziosamente, asseriscono) nell'esservi o il non esservi delle leggi
stabilite; ma nell'esservi una stabilita impossibilità del non eseguirle.
3. Non
solamente dunque è tirannide ogni governo, dove chi eseguisce le leggi, le fa;
o chi le fa, le eseguisce: ma è tirannide piena altresì ogni qualunque governo,
in cui chi è preposto all'eseguire le leggi non dà pure mai conto della loro
esecuzione a chi le ha create.
4. Ma, tante
specie di tirannidi essendovi, che sotto diversi nomi conseguono tutte uno
stesso fine, non imprendo io qui a distinguerle fra loro, né, molto meno, a
distinguerle dai tanti altri moderati e giusti governi: distinzioni, che a
tutti son note.
5. Se più sopportabili
siano i molti tiranni, o l'un solo, ella è questione problematica assai. La
lascierò anche in disparte per ora, perché essendo io nato e cresciuto nella
tirannide d'un solo, ed essendo questa la più comune in Europa, di essa più
volentieri e con minore imperizia mi avverrà forse di ragionare; e con utile
maggiore fors'anco pe' miei cotanti conservi. Osserverò soltanto di passo, che
la tirannide di molti, benché per sua natura maggiormente durevole (come ce lo
dimostra Venezia) nondimeno a chi la sopporta ella sembra assai men dura e
terribile, che quella di un solo. Di ciò ne attribuisco la cagione alla natura
stessa dell'uomo, in cui l'odio ch'egli divide contro ai molti, si scema; come
altresì il timore che si ha dei molti, non agguaglia mai quello che si ha
riunitamente di un solo; ed in fine, i molti possono bensì essere continuamente
ingiusti oppressori dell'universale, ma non mai, per loro privato capriccio,
dei diversi individui. In codesti governi di più, che la corruzione dei tempi,
lo avere scambiato ogni nome, e guasta ogni idea, hanno fatto chiamar
repubbliche; il popolo in codesti governi, non meno schiavo che nella
mono-tirannide, gode nondimeno di una certa apparenza di libertà, ed ardisce
profferirne il nome senza delitto: e, pur troppo il popolo, allor quando
corrotto è, ignorante, e non libero, egli si appaga della sola apparenza.
6. Ma, tornando
io alla tirannide di un solo, dico; che di questa ve n'ha di più sorti.
Ereditaria può essere, ed anche elettiva. Di questa seconda specie sono, fra i
moderni, lo stato pontificio, e molti degli altri stati ecclesiastici. Il
popolo, in tali governi, pervenuto all'ultimo grado di politica stupidità, vede
a ogni tratto, per la morte del celibe tiranno, ricadere in sua mano la propria
libertà, che egli non conosce, né cura; quindi se la vede tosto ritogliere dai
pochi elettori che gli ricompongono un altro tiranno, il quale ha per lo più
tutti i vizj degli ereditarj tiranni, e non ne ha la forza effettiva per
costringere i sudditi a sopportarlo. E questa tirannide pure tralascerò, come
toccata in sorte a pochissimi uomini; e, per la loro smisurata viltà, indegni
interamente di un tal nome.
7. Intendo io
dunque di ragionare oramai di quella ereditaria tirannide, che da lunghi secoli
in varie parti del globo più o meno radicata, non mai, o rarissimamente o
passeggeramente, ricevea danni dalla risorta libertà; e non veniva alterata o
distrutta, se non se da un'altra tirannide. In questa classe annovero io tutti i
presenti regni dell'Europa, eccettuandone soltanto finora quel d'Inghilterra e
la Pollonia ne eccettuerei, se alcuna parte di essa salvandosi dallo
smembramento, e persistendo pure nel volere aver servi e chiamarsi repubblica,
servi ne divenissero i nobili, e libero il popolo.
8. MONARCHIA, è
il dolce nome che la ignoranza, l'adulazione, e il timore, davano e danno a
questi sì fatti governi. A dimostrarne la insussistenza, credo che basti la
semplice interpretazione del nome. O monarchia vuol dire, la esclusiva e
preponderante autorità d'un solo; e monarchia allora è sinonimo di tirannide: o
ella vuol dire, l'autorità di un solo, raffrenato da leggi; le quali, per poter
raffrenare l'autorità e la forza, debbono necessariamente anch'esse avere una
forza ed autorità effettiva, eguale per lo meno a quella del monarca; e in quel
punto stesso in cui si trovano in un governo due forze e autorità in bilancia
fra loro, egli manifestamente cessa tosto di essere monarchia. Questa greca
parola non significa altro in somma, fuorché Governo ed autorità d'uno solo;
e con leggi; s'intende; perché niuna società esiste senza alcuna legge tal
quale: ma, ci s'intende pur anco Autorità di un solo sopra alle leggi;
perché niuno è monarca, là dove esiste un'autorità maggiore, o eguale, alla
sua.
9. Ora, io
domando in qual cosa differisca il governo e autorità di un solo nella
tirannide, dal governo e autorità d'un solo nella monarchia. Mi si risponde:
«Nell'abuso». Io replico: «E chi vi può impedire quest'abuso?» Mi si soggiunge:
«Le leggi». Ripiglio: «Queste leggi hanno elle forza ed autorità per se stesse,
indipendente affatto da quella del principe?» Nessuno più a questa obiezione mi
replica. Dunque, all'autorità d'un solo, potente ed armato, andando annessa
l'autorità di queste pretese leggi (e fossero elle pur anche divine)
ogniqualvolta le leggi e costui non concordano, che faranno le misere, per se
stesse impotenti, contro alla potestà assoluta e la forza? Soggiaceranno le
leggi: e tutto giorno, in fatti, soggiacciono. Ma, se una qualunque legittima
forza effettiva verrà intromessa nello stato per creare, difendere, e mantenere
le leggi, chiarissima cosa è che un tale governo non sarà più monarchia; poiché
al fare o disfare le leggi l'autorità d'un solo non vi basterà. Onde, questo
titolo di monarchia, perfettissimo sinonimo di tirannide, ma non così abborrito
finora, non viene adattato ai nostri governi per altro, che per accertare i
principi della loro assoluta signoria; e per ingannare i sudditi, lasciandoli o
facendoli dubitare della loro assoluta servitù.
10. Di quanto
asserisco, se ne osservi continuamente la prova nella opinione stessa dei
moderni re. Si gloriano costoro del nome di monarchi, e mostrano di abborrire
quel di tiranni; ma nel tempo stesso reputano assai minori di loro quegli altri
pochi principi o re, che ritrovando limiti infrangibili al loro potere,
dividono l'autorità colle leggi. Questi assoluti re sanno dunque benissimo, che
fra monarchia e tirannide non passa differenza nessuna. Così lo sapessero i
popoli, che pure tuttora colla loro trista esperienza lo provano! Ma i principi
europei, di tiranni tengono caro il potere, e di monarchi il nome soltanto: i
popoli all'incontro, spogliati, avviliti, ed oppressi dalla monarchia, la sola
tirannide stupidamente abborriscono.
11. Ma i pochi
uomini, che re non sono né schiavi, ove per avventura non tengano a vile del
paro i principi tutti; i monarchi, come tiranni; ed i principi limitati, come
perpetuamente inclinati a divenirlo; i pochi veri uomini pensanti, si avveggono
pure quanto sia più onorevole, più importante, e più gloriosa dignità il
presiedere con le leggi ad un libero popolo d'uomini, che il malmenare a
capriccio un vile branco di pecore.
12. Tralascio
ogni ulteriore prova (che necessaria non è) per dimostrare che una monarchia
limitata non vi può essere, senza che immediatamente cessi la monarchia; e che
ogni monarchia non limitata è tirannide, ancorché il monarca in qualche
istante, non abusando egli in nessun modo del suo poter nuocere, tiranno non
sia. E tali prove tralascio, per amor di brevità, e perché intendo di parlare a
lettori, a cui non è necessario il dir tutto. Passerò quindi ad analizzare la
natura della mono-tirannide, e quai siano i mezzi per cui, così ben radicatasi
nell'Europa, inespugnabile ella vi si tiene oramai.
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