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Vittorio Alfieri
Della tirannide

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  • LIBRO PRIMO.
    • Capitolo Settimo – Della milizia.
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Capitolo Settimo – Della milizia.

 

1. Ma, o regni il tiranno stesso, o regni il ministro, a ogni modo sempre i difensori delle loro inique persone, gli esecutori ciechi e crudeli delle loro assolute volontà, sono i mercenarj soldati. Di questi ve ne ha nei moderni tempi di più specie; ma tutte però ad un medesimo fine destinate.

2. In alcuni paesi d'Europa si arruolano gli uomini per forza; in altri, con minor violenza, e maggior obbrobrio per quei popoli, si offrono essi spontaneamente di perdere la lor libertà, o (per meglio dire) ciò che essi stoltamente chiamano di tal nome. Costoro s'inducono a questo traffico di se stessi, spinti per lo più dalla lor dappocaggine e vizj, e lusingati dalla speranza di soverchiare ed opprimere i loro eguali. Molti tiranni usano anche d'avere al lor soldo alcune milizie straniere, nelle quali maggiormente si affidano. E, per una strana contraddizione, che molto disonora gli uomini, gli Svizzeri, che sono il popolo quasi il più libero dell'Europa, si lasciano prescegliere e comprare, per servir di custodi alla persona di quasi tutti i tiranni di essa.

3. Ma, o straniere siano o nazionali, o volontarie o sforzate, le milizie a ogni modo son sempre il braccio, la molla, la base, la ragione sola, e migliore, delle tirannidi e dei tiranni. Un tiranno di nuova invenzione cominciò in questo secolo a stabilire e mantenere un esercito intero e perpetuo in armi. Costui, nel volere un esercito, allorché non avea nemici al di fuori, ampiamente provò quella già nota asserzione; che il tiranno ha sempre in casa i nemici.

4. Non era però cosa nuova, che i tiranni avessero per nemici i loro sudditi tutti; e non era nuovo neppure, che senza aver essi quei tanto formidabili eserciti, sforzassero nondimeno i lor sudditi ad obbedire e tremare. Ma, tra l'idea che si ha delle cose, e le cose stesse, di mezzo vi entrano i sensi; ed i sensi, nell'uomo, son tutto. Quel tiranno che nei secoli addietro se ne stava disarmato, se gli sopravveniva allora il capriccio o il bisogno di aggravare oltre l'usato i suoi sudditi, soleva per lo più astenersene; perché mormorandone essi o resistendogli, pensava che gli sarebbe necessario di armarsi per fargli obbedire e tacere. Ma ai tempi nostri, quell'autorità e forza, che il padre o l'avo del presente tiranno sapeano bensì d'avere, ma non se la vedeano sempre sotto gli occhi; quell'autorità e forza viene ora ampiamente dimostrata al regnante da quelle tante sue schiere, che non solo lo assicurano dalle offese dei sudditi, ma che ad offenderli nuovamente lo invitano. Onde, fra l'idea del potere nei passati tiranni, e la effettiva realità del potere nei presenti, corre per l'appunto la stessa differenza, che passa tra la possibilità ideale d'una cosa, e la palpabile esecuzione di essa.

5. La moderna milizia, colla sua perpetuità, annulla nelle moderne tirannidi l'apparenza stessa del viver civile; di libertà seppellisce il nome perfino; e l'uomo invilisce a tal segno, che cose politicamente virtuose, giuste, giovevoli, ed alte, non può egli né fare, né dire, né ascoltar, né pensare. Da questa infame moltitudine di oziosi soldati, vili nell'obbedire, insolenti e feroci nell'eseguire, e sempre più intrepidi contro alla patria che contro ai nemici, nasce il mortale abuso dell'esservi uno stato di più nello stato; cioè un corpo permanente e terribile, che ha opinioni ed interessi diversi e in tutto contrarj a quelli del pubblico; e un corpo, che per la sua illegittima e viziosa istituzione, porta in se stesso la impossibilità dimostrata di ogni civile ben vivere. L'interesse di tutti o dei più, fra i popoli di ogni qualunque governo, si è di non essere oppressi, o il meno che il possono: nella tirannide i soldati, che non debbono aver mai interesse diverso da quello del tiranno che li pasce e che la loro superba pigrizia vezzeggia; i soldati, hanno necessariamente interesse di opprimere i popoli quanto più il possono; poiché quanto più opprimono, tanto più considerati sono essi, e necessarj, e temuti.

6. Non accade nella tirannide, come nelle vere repubbliche, che le interne dissensioni vengano ad esservi una parte di vita; e che, saggiamente mantenutevi ed adoprate, vi accrescano libertà. Ogni diversità di interesse nella tirannide, accresce al contrario la pubblica infelicità, e la universal servitù: e quindi bisogna che il debole per così dire si annichili, e che il forte si insuperbisca oltre ogni misura. Nella tirannide perciò le soldatesche son tutto, ed i popoli nulla.

7. Questi prepotenti, o siano volontariamente o sforzatamente arruolati, sogliono essere, quanto ai costumi, la più vile feccia della feccia della plebe: e sì gli uni che gli altri, appena hanno investita la livrea della loro duplicata servitù, fattisi orgogliosi, come se fossero meno schiavi che i loro consimili; spogliatisi del nome di contadini di cui erano indegni, sprezzano i loro eguali, e li reputano assai da meno di loro. E in fatti, i veri contadini coltivatori nella tirannide si dichiarano assai minori dei contadini soldati, poiché sopportano essi questa genia militante, che ardisce disprezzargli, insultargli, spogliargli, ed opprimerli. E a questa sì fatta genia potrebbero lievemente resistere i popoli, se volessero pure conoscere un solo istante la loro forza, poiché si troverebbero tuttavia mille contr'uno.

8. E se tanta pur fosse la viltà degli oppressi, che colla forza aperta non ardissero affrontare questi loro oppressori, potrebbero anche facilmente con arte e doni corrompergli e comprarli; che quel loro valore sta per chi meglio lo paga. Ma da un sì fatto mezzo ne ridonderebbero in appresso più mali; tra cui non è il menomo, il ritrovarsi poscia fra il popolo una sì gran moltitudine d'enti, che soldati non potrebbero esser più, e che cittadini (ove anco il volessero) divenir non saprebbero.

9. Vero è, che il popolo li teme e quindi gli odia; ma non gli odia pur mai quanto egli abborrisce il tiranno, e non quanto costoro sel meritano. Questa non è una delle più leggiere prove, che il popolo nella tirannide non ragiona, e non pensa: che se egli osservasse, che senza codesti soldati non potrebbe oramai più sussistere tiranno nessuno, gli abborrirebbe assai più; e da quest'odio estremo perverrebbe il popolo assai più presto allo spegnere affatto cotali soldati.

10. E non paja contraddizione il dire; che senza soldati non sussisterebbe il tiranno, dopo aver detto di sopra, che non sempre i tiranni hanno avuto eserciti perpetui. Coll'accrescere i mezzi di usare la forza, hanno i tiranni accresciuta la violenza in tal modo, che se ora quei mezzi scemassero, verrebbe di tanto a scemare nei popoli il timore, che si distruggerebbe forse la tirannide affatto. Perciò quegli eserciti, che non erano necessarj prima che si oltrepassassero certi limiti, e prima che il popolo fosse intimorito e rattenuto da una forza effettiva e palpabile, vengono ad essere necessarissimi dopo: perché natura dell'uomo è, che chiunque per molti anni ha avuto davanti agli occhi e ceduto ad una forza effettiva, non si lasci più intimorire da una forza ideale. Quindi, nel presente stato delle tirannidi europee, al cessare dei perpetui eserciti, immantinente cesseran le tirannidi.

11. Il popolo non può dunque mai con verisimiglianza sperare di vedersi diminuito o tolto questo continuo aggravio ed obbrobrio, dello stipendiare egli stesso i suoi proprj carnefici, tratti dalle sue proprie viscere, e così tosto immemori affatto dei loro più sacri e naturali legami. Ma il popolo ha pur sempre, non la speranza soltanto, ma la piena e dimostrata certezza di torsi egli stesso questo aggravio ed obbrobrio, ogniqualvolta egli veramente volendolo non chiederà ad altrui ciò che sta soltanto in sua mano di prendersi.

12. Ogni tiranno europeo assolda quanti più può di questi satelliti, e più assai che non può; egli se ne compiace, se ne trastulla, e ne va oltre modo superbo. Sono costoro il vero e primo giojello delle loro corone: e, mantenuti a stento dai sudori e digiuni del popolo, preparati son sempre a beverne il sangue, ad ogni minimo cenno del tiranno. Si accorda, in ragione del numero dei loro soldati, un diverso grado di considerazione ai diversi tiranni. E siccome non possono essi diminuire i satelliti loro senza che scemi l'opinione che si ha della loro potenza; e siccome una persona abborrita, ove ella mai cessi di essere temuta, apertamente si dileggia da prima, e tosto poscia si spegne; egli è da credersi, che i tiranni non aspetteranno mai questo manifesto disprezzo precursore infallibile della loro intera rovina, e che sempre dissangueranno il popolo per mantenere coi molti soldati se stessi.

13. I tiranni, padroni pur anche per alcun tempo dell'opinione, hanno tentato di persuadere in Europa, ed hanno effettivamente persuaso ai più stupidi fra i loro sudditi, così plebei come nobili, che ella sia onorevole cosa la loro milizia. E col portarne essi stessi la livrea, coll'impostura di passare essi stessi per tutti i gradi di quella, coll'accordarle molte prerogative insultanti ed ingiuste sopra tutte le altre classi dello stato, e massime sopra i magistrati tutti, hanno con ciò offuscato gl'intelletti, ed invogliato gli stoltissimi sudditi di questo mestiere esecrabile.

14. Ma una sola osservazione basta a distruggere questa loro scurrile impostura. O tu reputi i soldati come gli esecutori della tirannica volontà al di dentro; e allora può ella mai parerti onorevol cosa lo esercitare contra il padre, i fratelli, i congiunti, e gli amici, una forza illimitata ed ingiusta? O tu li reputi come i difensori della patria; cioè di quel luogo dove per tua sventura sei nato; dove per forza rimani; dove non hai né libertà, né sicurezza, né proprietà nessuna inviolabile; e allora, onorevol cosa ti può ella parere il difendere codesto tuo sì fatto paese, e il tiranno che continuamente lo distrugge ed opprime quanto e assai più, che nol farebbe il nemico? e l'impedire in somma un altro tiranno di liberarti dal tuo? Che ti può egli togliere oramai quel secondo, che non ti sia stato già tolto dal primo? Anzi, potrà il nuovo tiranno, per necessaria accortezza, trattarti da principio molto più umanamente che il vecchio.

15. Conchiudo adunque; Che, non si potendo dir patria dove non ci è libertà e sicurezza, il portar l'armi dove non ci è patria riesce pur sempre il più infame di tutti i mestieri: poiché altro non è, se non vendere a vilissimo prezzo la propria volontà, e gli amici, e i parenti, e il proprio interesse, e la vita, e l'onore, per una causa obbrobriosa ed ingiusta.




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