1. Ma, se le
antiche tirannidi e le moderne si rassomigliano nell'aver esse la paura per
base, la milizia e la religione per mezzi, differiscono alquanto le moderne
dalle antiche per aver esse nel falso onore, e nella classe della nobiltà ereditaria
permanente, ritrovato un sostegno, che può assicurarne la durata in eterno.
Ragionerò in questo capitolo del falso onore; e alla nobiltà, che ben se lo
merita, riserberò un capitolo a parte.
2. L'onore,
nome da tanti già definito, da tutti i popoli, e in tutti i tempi diversamente
inteso, e a parer mio indefinibile; l'onore verrà ora da me semplicemente
interpretato così: La brama, e il diritto, di essere onorato dai più. Ed
il falso distinguerò dal vero, falsa chiamando quella brama d'onore, che non ha
per ragione e per base la virtù dell'onorato, e l'utile vero degli onoranti; e
vera all'incontro chiamerò quella brama di onore, che altra ragione e base non
ammette se non la utile e praticata virtù. Ciò posto, esaminiamo qual sia questo
onore nelle tirannidi, chi lo professi, a chi giovi, da qual virtù nasca, e
qual virtù ed utile egli promuova.
3. L'onore
nelle tirannidi si va spacciando egli stesso come il solo legittimo impulso,
che spinge tutti coloro che pretendono di non operar per paura. Il tiranno,
contento oltre ogni credere, che la paura mascherata sotto altro titolo venga
nondimeno a produrre un medesimo, anzi un maggior effetto in suo pro,
straordinariamente seconda questa volgare illusione. Col semplice nome di
onore, che sempre gli sta tra le labbra, egli riesce pure a spingere i suoi
sudditi a coraggiose e magnanime imprese, le quali veramente onorevoli
sarebbero, se fatte non fossero in suo privato vantaggio, ed in pubblico danno.
Ma, se onore vuol dire; Il giusto diritto di essere veramente onorato dai
buoni ed onesti, come utile ai più; e se la virtù sola può essere base a un
tal dritto; come può egli il tiranno profferire mai un tal nome? Lo ripetono
anche i sudditi a gara; ma se la loro brama e diritto d'essere onorati si
fondasse su la pratica della vera virtù, potrebbero eglino servire, obbedire, e
giovare a un tiranno che nuoce a tutti? E noi stessi schiavi moderni, ove
ricordare pure vogliamo la memoria d'un uomo giustamente onorato per molte età
da molti e diversi popoli, e che quindi moltissimo onore abbia avuto nel cuore,
facciamo noi menzione di un Milziade, di un Temistocle, di un Regolo, ovvero
d'uno Spitridate, di un Sejano, o di altro prepotente schiavo di tiranno? Noi
stessi dunque (e senza avvedercene) sommamente onorando quegli uomini liberi,
grandi, e giustamente onorevoli ed onorati, veniamo manifestamente a mostrare,
che il vero onore era il loro; e che il nostro, il quale in tutto è l'opposto
di quello, è il falso; poiché niente onoriamo la memoria di quei pretesi grandi
in tirannide.
4. Ma, se
l'onore nelle tirannidi è falso, e se, immedesimatosi colla paura, egli è pure
la principalissima molla di un tal governo, da un falso principio falsissime
conseguenze risultar ne dovranno; e ne risultano in fatti. L'onore nella
tirannide impone, che mai non si manchi di fede al tiranno. Impone l'onore
nella repubblica, che chiunque volesse farsi tiranno, sia spento. Per giudicare
qual sia tra questi due onori il verace, esaminiamo alla sfuggita questa fede,
che il servo non dee rompere al tiranno. Il rompere la data fede, è certamente
cosa, che dee disonorar l'uomo in ogni qualunque governo: ma la fede dev'essere
liberamente giurata, non estorquita dalla violenza, non mantenuta dal terrore,
non illimitata, non cieca, non ereditaria; e, sovra ogni cosa, reciproca
dev'esser la fede. Ogni moderno tiranno, al riappiccarsi in fronte la corona
del padre, anch'egli ha giurato una fede qualunque ai suoi sudditi, che già
rotta e annullata dal di lui padre, lo sarà parimente e doppiamente da esso. Il
tiranno è dunque di necessità sempre il primo ad essere spergiuro, e fedifrago:
egli è dunque il primo a calpestarsi fra' piedi il proprio onore, insieme con
le altrui cose tutte. Ed i suoi sudditi perderebbero l'onor loro, nel romper
essi quella fede che altri ha manifestamente già rotta? La pretesa virtù, in
questo caso frequente pur tanto nelle tirannidi, sta dunque direttamente in
opposizione coll'onor vero; poiché, se un privato ti manca di fede, anche
l'onore stesso delle tirannidi t'impone di fargliela a forza osservare, per
vendicare in tal modo il disprezzo ch'egli ha mostrato espressamente di te
nell'infrangerla. Manifestamente dunque falso è quell'onore che comanda di
serbar rispetto, ed amore, e fede a chi non serba, o può impunemente non
serbare, alcuna di queste tre cose a nessuno. Da questo falso onore nasce poi
la falsissima conseguenza, che si venga a credere legittima infrangibile e
sacra quell'autorità, che l'onore stesso costringe a mantenere e difendere.
5. A questo
modo, nella tirannide, guasti essendo e confusi i nomi di tutte le cose, i
capricci del tiranno messi in carta, col sacro nome di leggi s'intitolano; e si
rispettano, ed eseguiscono, come tali. Così, a quella terra dove si nasce, si
dà nella tirannide risibilmente il nome di patria; perché non si pensa che
patria è quella sola, dove l'uomo liberamente esercita, e sotto la securtà
d'invariabili leggi, quei più preziosi diritti che natura gli ha dati. Così, si
ardisce nella tirannide appellare senato (col nome cioè dei liberi scelti
patrizj di Roma) una informe raccolta di giudici trascelti dal principe, togati
di porpora, e specialmente dotti in servire. Così finalmente, si viene a
chiamare nella tirannide col titolo sacro d'onore la dimostrata impossibilità
di essere giustamente onorato dai buoni, come di essere utile ai molti.
6. Ma, per
maggiormente accertarci, che l'onor nostro sia il falso, paragoniamolo alquanto
più lungamente a quello delle repubbliche antiche, nelle sue cagioni, mezzi, ed
effetti; e certo arrossiremo noi tosto di profferire un tal nome; che se
dicessimo non essere egli a noi noto affatto, con una tale ignoranza
escuseremmo almeno la infamia nostra in gran parte. Comandava l'onore antico a
quei popoli liberi, di dar la vita per la libertà; vale a dire pel maggior
vantaggio di tutti: ci comanda il moderno onore di dar la vita pel tiranno;
vale a dire per colui che sommamente nuoce a noi tutti. Voleva l'antico onore,
che le ingiurie private cedessero sempre alle pubbliche: vuole il moderno che
si abbiano le pubbliche per nulla, e che atrocemente si vendichino le private.
Voleva l'antico, che i suoi seguaci serbassero amore e fede inviolabile alla
patria sola: il nostro la vuole e comanda pel solo tiranno. E non finirei, se i
precetti di questo e di quello, in tutto contrarj fra loro, annoverare volessi.
7. Ma i mezzi
per essere onorato, non meno dai popoli servi che dai liberi, sono pur sempre
il coraggio e una certa virtù: colla somma differenza nondimeno, che l'onore
nelle repubbliche, scevro da ogni privato interesse, riesce di pura ricompensa
a se stesso; ma nelle tirannidi questo onore impiegatosi in pro del tiranno,
vien sempre contaminato da mercedi e favori, che più o meno distribuiti dal
principe, accrescono, minorano, o anche, negati, spengono affatto l'onore nel
cuore de' suoi servi.
8. Le
conseguenze poi di questi due diversi onori, facilissime sono a dedursi.
Libertà, grandezza d'animo, virtù domestiche e pubbliche, il nome e il felice
stato di cittadino; ecco quali erano i dolci frutti dell'antico onore:
tirannia, ferocia inutile, vil cupidigia, servaggio, e timore; ecco
innegabilmente quali sono i frutti del moderno. I Greci e' Romani erano in
somma il prodotto del vero onor ben diretto; i popoli tutti presenti d'Europa,
(meno gl'Inglesi) sono il prodotto del falso onore moderno. Paragonando fra
loro questi popoli, la diversa felicità e potenza da essi acquistata, le diverse
cose operate da loro, la fama che ottengono, e quella che meritano, si viene ad
avere un'ampia e perfetta misura di ciò che possa nel cuor dell'uomo questa
divina brama di essere giustamente onorato, allorché dai saggi governi ella è
bene indrizzata e accresciuta, o allorché dai tirannici ella viene diminuita, o
traviata dal vero.
9. Mi si dirà
che, o buono sia o cattivo il principio, a ogni modo il sagrificar la propria
vita, il mantenere la data fede a costo di essa, l'esporla per vendicare le
ingiurie private, tutto ciò suppone pur sempre una somma virtù. Né io imprendo
stoltamente a negare, che nelle tirannidi vi sia moltissima gente capace di
virtù, e nata per esercitarla: piango solamente in me stesso di vederla
falsamente adoprarsi nel sostenere, e difendere il vizio, e quindi nello
snaturare, e distruggere se stessa. E niuno politico scrittore ardirà
certamente chiamare virtù uno sforzo, ancorché massimamente sublime, da cui, in
vece del pubblico bene, ne debba poi ridondare un male per tutti, e la
prolungazione del pubblico danno.
10. Ora, perché
dunque quella stessa vita, che tanti e sì fatti uomini ripieni di falso onore
vanno così prodigamente spendendo pel tiranno, perché quella vita stessa non
vien ella da loro sagrificata, con più ragione e con ugual virtù, per togliere
a colui la tirannide? E quel valore inutile (poiché non ne ridonda alcun bene)
quell'efferato valore, con cui nelle tirannidi si vendicano le private offese,
perché non si adopera tutto contro al tiranno, che tutti, e in più supremo
grado, non cessa pur mai un momento di offendere? E quella fede che così
ostinatamente cieca si osserva verso il nemico di tutti, perché, con egual
pertinacia e con più illuminata virtù, non si giura ella ed osserva inverso i
sacri ed infranti diritti dell'uomo?
11. Nelle
tirannidi dunque, a tal segno ridotti son gl'individui, che, qualunque impulso
dalla natura abbiano ricevuto all'operar cose grandi, essi edificano pur sempre
sul falso, ogniqualvolta non sanno o non osano calpestare il moderno onore, e
riassumere l'antico.
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