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Carlo Goldoni
Il servitore di due padroni

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Scena Sedicesima. Truffaldino e detti

 

TRUFFALDINO Fazz reverenza a sti signori.

BEATRICE Il signor Florindo dov'è? (a Truffaldino).

TRUFFALDINO L'è qua, che el voria vegnir avanti, se i se contenta.

BEATRICE Vi contentate, signor Pantalone, che passi il signor Florindo?

PANTALONE Xèlo l'amigofatto? (a Beatrice).

BEATRICE Sì, il mio sposo.

PANTALONE Che el resta servido.

BEATRICE Fa che passi (a Truffaldino).

TRUFFALDINO Zovenotta, ve reverisso (a Smeraldina, piano).

SMERALDINA Addio, morettino (piano a Truffaldino).

TRUFFALDINO Parleremo (come sopra).

SMERALDINA Di che? (come sopra).

TRUFFALDINO Se volessi (fa cenno di darle l'anello, come sopra).

SMERALDINA Perché no? (come sopra).

TRUFFALDINO Parleremo (come sopra, e parte).

SMERALDINA Signora padrona, con licenza di questi signori, vorrei pregarla di una carità (a Clarice).

CLARICE Che cosa vuoi? (tirandosi in disparte per ascoltarla).

SMERALDINA (Anch'io sono una povera giovine, che cerco di collocarmi: vi è il servitore della signora Beatrice che mi vorrebbe; s'ella dicesse una parola alla sua padrona, che si contentasse ch'ei mi prendesse, spererei di fare la mia fortuna) (piano a Clarice).

CLARICE (Sì, cara Smeraldina, lo farò volentieri: subito che potrò parlare a Beatrice con libertà, lo farò certamente) (torna al suo posto).

PANTALONE Cossa sti gran secreti (a Clarice).

CLARICE Niente, signore. Mi diceva una cosa.

SILVIO (Posso saperla io?) (piano a Clarice).

CLARICE (Gran curiosità! E poi diranno di noi altre donne).

 




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