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Carlo Goldoni
Il servitore di due padroni

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Scena Decima. Truffaldino, poi Silvio

 

TRUFFALDINO Oh bella! Ghe n'è tanti che cerca un padron, e mi ghe n'ho trovà do. Come diavol oia da far? Tutti do no li posso servir. No? E perché no? No la saria una bella cossa servirli tutti do, e guadagnar do salari, e magnar el doppio? La saria bella, se no i se ne accorzesse. E se i se ne accorze, cossa pèrdio? Gnente. Se uno me manda via, resto con quell'altro. Da galantomo, che me vai provar. Se la durasse anca un solo, me vòi provar. Alla fin averò sempre fatto una bella cossa. Animo; andemo alla Posta per tutti do (incamminandosi).

SILVIO (Questi è il servo di Federigo Rasponi). Galantuomo (a Truffaldino).

TRUFFALDINO Signor.

SILVIO Dov'è il nostro padrone?

TRUFFALDINO El me padron? L'è in quella locanda.

SILVIO Andate subito dal vostro padrone, ditegli ch'io gli voglio parlare; s'è uomo d'onore, venga giù, ch'io l'attendo.

TRUFFALDINO Ma caro signor...

SILVIO Andate subito (con voce alta).

TRUFFALDINO Ma la sappia che el me padron...

SILVIO Meno repliche, giuro al cielo.

TRUFFALDINO Ma qualo ha da vegnir?...

SILVIO Subito, o ti bastono.

TRUFFALDINO (No so gnente, manderò el primo che troverò) (entra nella locanda).

 




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