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Carlo Goldoni
Il servitore di due padroni

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Scena Undicesima. Silvio, poi Florindo e Truffaldino

 

SILVIO No, non sarà mai vero ch'io soffra vedermi innanzi agli occhi un rivale. Se Federigo scampò la vita una volta, non gli succederà sempre la stessa sorte. O ha da rinunziare ogni pretensione sopra Clarice, o l'avrà da far meco... Esce altra gente dalla locanda. Non vorrei essere disturbato (si ritira dalla parte opposta).

TRUFFALDINO Ecco quel sior che butta fogo da tutte le bande (accenna Silvio a Florindo).

FLORINDO Io non lo conosco. Che cosa vuole da me? (a Truffaldino).

TRUFFALDINO Mi no so gnente. Vado a tor le lettere; con so bona grazia. (No voggio impegni) (da sé, e parte).

SILVIO (E Federigo non viene).

FLORINDO (Voglio chiarirmi della verità). Signore, siete voi che mi avete domandato? (a Silvio)

SILVIO Io? Non ho nemmeno l'onor di conoscervi.

FLORINDO Eppure quel servitore, che ora di qui è partito, mi ha detto che con voce imperiosa e con minaccie avete preteso di provocarmi.

SILVIO Colui m'intese male; dissi che parlar volevo al di lui padrone.

FLORINDO Bene, io sono il di lui padrone.

SILVIO Voi, il suo padrone?

FLORINDO Senz'altro. Egli sta al mio servizio.

SILVIO Perdonate dunque, o il vostro servitore è simile ad un altro che ho veduto stamane, o egli serve qualche altra persona.

FLORINDO Egli serve me, non ci pensate.

SILVIO Quand'è così, torno a chiedervi scusa.

FLORINDO Non vi è male. Degli equivoci ne nascon sempre.

SILVIO Siete voi forestiere, signore?

FLORINDO Turinese, a'vostri comandi.

SILVIO Turinese appunto era quello con cui desiderava sfogarmi.

FLORINDO Se è mio paesano, può essere ch'io lo conosca, e s'egli vi ha disgustato, m'impiegherò volentieri per le vostre giuste soddisfazioni.

SILVIO Conoscete voi un certo Federigo Rasponi?

FLORINDO Ah! l'ho conosciuto pur troppo.

SILVIO Pretende egli per una parola avuta dal padre togliere a me una sposa, che questa mane mi ha giurato la fede.

FLORINDO Non dubitate, amico, Federigo Rasponi non può involarvi la sposa. Egli è morto.

SILVIO Si, tutti credevano ch'ei fosse morto, ma stamane giunse vivo e sano in Venezia, per mio malanno, per mia disperazione.

FLORINDO Signore, voi mi fate rimaner di sasso.

SILVIO Ma! ci sono rimasto anch'io.

FLORINDO Federigo Rasponi vi assicuro che è morto.

SILVIO Federigo Rasponi vi assicuro che è vivo.

FLORINDO Badate bene che v'ingannerete.

SILVIO Il signor Pantalone de'Bisognosi, padre della ragazza, ha fatto tutte le possibili diligenze per assicurarsene, ed ha certissime prove che sia egli proprio in persona.

FLORINDO (Dunque non restò ucciso, come tutti credettero, nella rissa!).

SILVIO O egli, o io, abbiamo da rinunziare agli amori di Clarice, o alla vita.

FLORINDO (Qui Federigo? Fuggo dalla giustizia, e mi trovo a fronte il nemico!).

SILVIO È molto che voi non lo abbiate veduto. Doveva alloggiare in codesta locanda.

FLORINDO Non l'ho veduto; qui m'hanno detto che non vi era forestiere nessuno.

SILVIO Avrà cambiato pensiere. Signore, scusate se vi ho importunato Se lo vedete, ditegli che per suo meglio abbandoni l'idea di cotali nozze. Silvio Lombardi è il mio nome; avrò l'onore di riverirvi.

FLORINDO Gradirò sommamente la vostra amicizia. (Resto pieno di confusione).

SILVIO Il vostro nome, in grazia, poss'io saperlo?

FLORINDO (Non vo'scoprirmi). Orazio Ardenti per obbedirvi.

SILVIO Signor Orazio, sono a'vostri comandi (parte).




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