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Carlo Goldoni
Gli innamorati

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Scena Decima. Succianespole e detti

 

SUC. Signore. (con una stoviglia in mano)

FAB. (Tieni questo grembiale, che or ora vengo, e senti: cresci qualche cosa per due persone di più). (a Succianespole)

SUC. (E le posate?) (a Fabrizio)

FAB. (Oh diavolo! come faremo?)

SUC. (Come faremo?)

FAB. (Ingegnati).

SUC. (Vi sono quelle di legno).

FAB. (Sciocco! la riputazione. Zitto, l'ho trovata. Farò così, me ne farò prestar due dalla signora Clorinda. È una donna di garbo, non dirà niente a nessuno. Farò bene?)

SUC. (Gnor sì).

FAB. (Va a lavorare).

SUC. (Gnor si). (parte)

FAB. Con licenza di lor signori.

FLA. Dove va, signor zio?

FAB. Succianespole si è scordato di comprare una cosa. Vado io, e torno subito. (Eh, per ripieghi non c'è un par mio. Starei bene a una Corte, maggiordomo, primo ministro. Non sono morto. Chi sa!) (da sé e parte)

 




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