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Carlo Goldoni
Il teatro comico

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Scena Quinta. Rosaura e Florindo

 

ROSAURA Caro Florindo, mi fate torto se dubitate della mia fede. Mio padre non arriverà mai a disporre della mia mano.

FLORINDO Non mi fa temer vostro padre, ma il mio. Può darsi che il signor Dottore, amandovi teneramente, non voglia la vostra rovina; ma l'amore, che ha per voi mio padre, mi mette in angoscia, e non ho cuore per dichiararmi ad esso rivale.

ROSAURA Mi credete voi tanto sciocca, che voglia consentire alle nozze del signor Pantalone? Ho detto che sarò sposa in casa Bisognosi ma fra me intesi del figliuolo, e non del padre.

FLORINDO Eppure egli si lusingava di possedervi, e guai a me, se discoprisse la nostra corrispondenza.

ROSAURA Terrò celato il mio amore fino a tanto, che dal mio silenzio mi venga minacciata la vostra perdita.

FLORINDO Addio, mia cara, conservatemi la vostra fede.

ROSAURA E mi lasciatetosto?

FLORINDO Se il vostro genitore vi sorprende, sarà svelato ogni arcano.

ROSAURA Egli non viene a casa per ora.

 

 




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