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Carlo Goldoni La locandiera IntraText CT - Lettura del testo |
CAVALIERE: Conte, siete voi che mi volete?
CONTE: Sì; io v'ho dato il presente incomodo.
CAVALIERE: Che cosa posso fare per servirvi?
CONTE: Queste due dame hanno bisogno di voi. (Gli addita le due donne, le quali subito s'avanzano.)
CAVALIERE: Disimpegnatemi. Io non ho tempo di trattenermi.
ORTENSIA: Signor Cavaliere, non intendo di recargli incomodo.
DEJANIRA: Una parola in grazia, signor Cavaliere.
CAVALIERE: Signore mie, vi supplico perdonarmi. Ho un affar di premura.
ORTENSIA: In due parole vi sbrighiamo.
DEJANIRA: Due paroline, e non più, signore.
CAVALIERE: (Maledettissimo Conte!). (Da sé.)
CONTE: Caro amico, due dame che pregano, vuole la civiltà che si ascoltino.
CAVALIERE: Perdonate. In che vi posso servire? (Alle donne, con serietà.)
ORTENSIA: Non siete voi toscano, signore?
DEJANIRA: Avrete degli amici in Firenze?
CAVALIERE: Ho degli amici, e ho de' parenti.
DEJANIRA: Sappiate, signore... Amica, principiate a dir voi. (Ad Ortensia.)
ORTENSIA: Dirò, signor Cavaliere... Sappia che un certo caso...
CAVALIERE: Via, signore, vi supplico. Ho un affar di premura.
CONTE: Orsù, capisco che la mia presenza vi dà soggezione. Confidatevi con libertà al Cavaliere, ch'io vi levo l'incomodo. (Partendo.)
CAVALIERE: No, amico, restate... Sentite.
CONTE: So il mio dovere. Servo di lor signore. (Parte.)