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Carlo Goldoni La locandiera IntraText CT - Lettura del testo |
Camera di Mirandolina con tavolino e biancheria da stirare.
MIRANDOLINA: Orsù, l'ora del divertimento è passata. Voglio ora badare a' fatti miei. Prima che questa biancheria si prosciughi del tutto, voglio stirarla. Ehi, Fabrizio.
MIRANDOLINA: Fatemi un piacere. Portatemi il ferro caldo.
FABRIZIO: Signora sì. (Con serietà, in atto di partire.)
MIRANDOLINA: Scusate, se do a voi questo disturbo.
FABRIZIO: Niente, signora. Finché io mangio il vostro pane, sono obbligato a servirvi. (Vuol partire.)
MIRANDOLINA: Fermatevi; sentite: non siete obbligato a servirmi in queste cose; ma so che per me lo fate volentieri ed io... basta, non dico altro.
FABRIZIO: Per me vi porterei l'acqua colle orecchie. Ma vedo che tutto è gettato via.
MIRANDOLINA: Perché gettato via? Sono forse un'ingrata?
FABRIZIO: Voi non degnate i poveri uomini. Vi piace troppo la nobiltà.
MIRANDOLINA: Uh povero pazzo! Se vi potessi dir tutto! Via, via andatemi a pigliar il ferro.
FABRIZIO: Ma se ho veduto io con questi miei occhi...
MIRANDOLINA: Andiamo, meno ciarle. Portatemi il ferro.
FABRIZIO: Vado, vado, vi servirò, ma per poco. (Andando.)
MIRANDOLINA: Con questi uomini, più che loro si vuol bene, si fa peggio. (Mostrando parlar da sé, ma per esser sentita.)
FABRIZIO: Che cosa avete detto? (Con tenerezza, tornando indietro.)
MIRANDOLINA: Via, mi portate questo ferro?
FABRIZIO: Sì, ve lo porto. (Non so niente. Ora la mi tira su, ora la mi butta giù. Non so niente). (Da sé, parte.)