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Carlo Goldoni La locandiera IntraText CT - Lettura del testo |
CAVALIERE: Un bicchierino al Marchese. (Al Servitore.)
MARCHESE: Non tanto piccolo il bicchierino. Il Borgogna non è liquore. Per giudicarne bisogna beverne a sufficienza.
SERVITORE: Ecco le ova. (Vuol metterle in tavola.)
CAVALIERE: Non voglio altro.
MARCHESE: Che vivanda è quella?
MARCHESE: Non mi piacciono. (Il Servitore le porta via.)
MIRANDOLINA: Signor Marchese, con licenza del signor Cavaliere, senta quell'intingoletto fatto colle mie mani.
MARCHESE: Oh sì. Ehi. Una sedia. (Il Servitore gli reca una sedia e mette il bicchiere sulla sottocoppa.) Una forchetta.
CAVALIERE: Via, recagli una posata. (Il Servitore la va a prendere.)
MIRANDOLINA: Signor Cavaliere, ora sto meglio. Me n'anderò. (S'alza.)
MARCHESE: Fatemi il piacere, restate ancora un poco.
MIRANDOLINA: Ma signore, ho da attendere a' fatti miei; e poi il signor Cavaliere...
MARCHESE: Vi contentate ch'ella resti ancora un poco? (Al Cavaliere.)
CAVALIERE: Che volete da lei?
MARCHESE: Voglio farvi sentire un bicchierino di vin di Cipro che, da che siete al mondo, non avrete sentito il compagno. E ho piacere che Mirandolina lo senta, e dica il suo parere.
CAVALIERE: Via, per compiacere il signor Marchese, restate. (A Mirandolina.)
MIRANDOLINA: Il signor Marchese mi dispenserà.
MARCHESE: Non volete sentirlo?
MIRANDOLINA: Un'altra volta, Eccellenza.
MIRANDOLINA: Me lo comanda? (Al Cavaliere.)
CAVALIERE: Vi dico che restiate.
MIRANDOLINA: Obbedisco. (Siede.)
CAVALIERE: (Mi obbliga sempre più). (Da sé.)
MARCHESE: Oh che roba! Oh che intingolo! Oh che odore! Oh che sapore! (Mangiando.)
CAVALIERE: (Il Marchese avrà gelosia, che siate vicina a me). (Piano a Mirandolina.)
MIRANDOLINA: (Non m'importa di lui né poco, né molto). (Piano al Cavaliere.)
CAVALIERE: (Siete anche voi nemica degli uomini?). (Piano a Mirandolina.)
MIRANDOLINA: (Come ella lo è delle donne). (Come sopra.)
CAVALIERE: (Queste mie nemiche si vanno vendicando di me). (Come sopra.)
MIRANDOLINA: (Come, signore?). (Come sopra.)
CAVALIERE: (Eh! furba! Voi vedrete benissimo...). (Come sopra.)
MARCHESE: Amico, alla vostra salute. (Beve il vino di Borgogna.)
CAVALIERE: Ebbene? Come vi pare?
MARCHESE: Con vostra buona grazia, non val niente. Sentite il mio vin di Cipro.
CAVALIERE: Ma dov'è questo vino di Cipro?
MARCHESE: L'ho qui, l'ho portato con me, voglio che ce lo godiamo: ma! è di quello. Eccolo. (Tira fuori una bottiglia assai piccola.)
MIRANDOLINA: Per quel che vedo, signor Marchese, non vuole che il suo vino ci vada alla testa.
MARCHESE: Questo? Si beve a gocce, come lo spirito di melissa. Ehi? Li bicchierini. (Apre la bottiglia.)
SERVITORE (porta de' bicchierini da vino di Cipro.)
MARCHESE: Eh, son troppo grandi. Non ne avete di più piccoli? (Copre la bottiglia colla mano.)
CAVALIERE: Porta quei da rosolio. (Al Servitore.)
MIRANDOLINA: Io credo che basterebbe odorarlo.
MARCHESE: Uh caro! Ha un odor che consola. (Lo annusa.)
SERVITORE (porta tre bicchierini sulla sottocoppa.)
MARCHESE (versa pian piano, e non empie li bicchierini, poi lo dispensa al Cavaliere, a Mirandolina, e l'altro per sé, turando bene la bottiglia): Che nettare! Che ambrosia! Che manna distillata! (Bevendo.)
CAVALIERE: (Che vi pare di questa porcheria?). (A Mirandolina, piano.)
MIRANDOLINA: (Lavature di fiaschi). (Al Cavaliere, piano.)
MARCHESE: Ah! Che dite? (Al Cavaliere.)
MARCHESE: Ah! Mirandolina, vi piace?
MIRANDOLINA: Per me, signore, non posso dissimulare; non mi piace, lo trovo cattivo, e non posso dir che sia buono. Lodo chi sa fingere. Ma chi sa fingere in una cosa, saprà fingere nell'altre ancora.
CAVALIERE: (Costei mi dà un rimprovero; non capisco il perché). (Da sé.)
MARCHESE: Mirandolina, voi di questa sorta di vini non ve ne intendete. Vi compatisco. Veramente il fazzoletto che vi ho donato, l'avete conosciuto e vi è piaciuto, ma il vin di Cipro non lo conoscete. (Finisce di bere.)
MIRANDOLINA: (Sente come si vanta?). (Al Cavaliere, piano.)
CAVALIERE: (Io non farei così). (A Mirandolina, piano.)
MIRANDOLINA: (Il di lei vanto sta nel disprezzare le donne). (Come sopra.)
CAVALIERE: (E il vostro nel vincere tutti gli uomini). (Come sopra.)
MIRANDOLINA: (Tutti no). (Con vezzo, al Cavaliere, piano.)
CAVALIERE: (Tutti sì.) (Con qualche passione, piano a Mirandolina.)
MARCHESE: Ehi? Tre bicchierini politi. (Al Servitore, il quale glieli porta sopra una sottocoppa.)
MIRANDOLINA: Per me non ne voglio più.
MARCHESE: No, no, non dubitate: non faccio per voi. (Mette del vino di Cipro nei tre bicchieri.) Galantuomo, con licenza del vostro padrone, andate dal Conte d'Albafiorita, e ditegli per parte mia, forte, che tutti sentano, che lo prego di assaggiare un poco del mio vino di Cipro.
SERVITORE: Sarà servito. (Questo non li ubbriaca certo. (Da sé; parte.)
CAVALIERE: Marchese, voi siete assai generoso.
MARCHESE: Io? Domandatelo a Mirandolina.
MIRANDOLINA: Oh certamente!
MARCHESE: L'ha veduto il fazzoletto il Cavaliere? (A Mirandolina.)
MIRANDOLINA: Non lo ha ancora veduto.
MARCHESE: Lo vedrete. (Al Cavaliere.) Questo poco di balsamo me lo salvo per questa sera. (Ripone la bottiglia con un dito di vino avanzato.)
MIRANDOLINA: Badi che non gli faccia male, signor Marchese.
MARCHESE: Eh! Sapete che cosa mi fa male? (A Mirandolina.)
MIRANDOLINA: Che cosa?
MARCHESE: I vostri begli ochhi.
MARCHESE: Cavaliere mio, io sono innamorato di costei perdutamente.
MARCHESE: Voi non avete mai provato amore per le donne. Oh, se lo provaste, compatireste ancora me.
CAVALIERE: Sì, vi compatisco.
MARCHESE: E son geloso come una bestia. La lascio stare vicino a voi, perché so chi siete; per altro non lo soffrirei per centomila doppie.
CAVALIERE: (Costui principia a seccarmi). (Da sé.)