Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Carlo Goldoni La locandiera IntraText CT - Lettura del testo |
CONTE: Il Marchese di Forlipopoli è un carattere curiosissimo. È nato nobile, non si può negare; ma fra suo padre e lui hanno dissipato, ed ora non ha appena da vivere. Tuttavolta gli piace fare il grazioso.
ORTENSIA: Si vede che vorrebbe essere generoso, ma non ne ha.
DEJANIRA: Dona quel poco che può, e vuole che tutto il mondo lo sappia.
CONTE: Questo sarebbe un bel carattere per una delle vostre commedie.
ORTENSIA: Aspetti che arrivi la compagnia, e che si vada in teatro, e può darsi che ce lo godiamo.
DEJANIRA: Abbiamo noi dei personaggi, che per imitare i caratteri sono fatti a posta.
CONTE: Ma se volete che ce lo godiamo, bisogna che con lui seguitiate a fingervi dame.
ORTENSIA: Io lo farò certo. Ma Dejanira subito dà di bianco.
DEJANIRA: Mi vien da ridere, quando i gonzi mi credono una signora.
CONTE: Con me avete fatto bene a scoprirvi. In questa maniera mi date campo di far qualche cosa in vostro vantaggio.
ORTENSIA: Il signor Conte sarà il nostro protettore.
DEJANIRA: Siamo amiche, goderemo unitamente le di lei grazie.
CONTE: Vi dirò, vi parlerò con sincerità. Vi servirò, dove potrò farlo, ma ho un certo impegno, che non mi permetterà frequentare la vostra casa.
ORTENSIA: Ha qualche amoretto, signor Conte?
CONTE: Sì, ve lo dirò in confidenza. La padrona della locanda.
ORTENSIA: Capperi! Veramente una gran signora! Mi meraviglio di lei, signor Conte, che si perda con una locandiera!
DEJANIRA: Sarebbe minor male, che si compiacesse d'impiegare le sue finezze per una comica.
CONTE: Il far all'amore con voi altre, per dirvela, mi piace poco. Ora ci siete, ora non ci siete.
ORTENSIA: Non è meglio così, signore? In questa maniera non si eternano le amicizie, e gli uomini non si rovinano.
CONTE: Ma io, tant'è, sono impegnato; le voglio bene, e non la vo' disgustare.
DEJANIRA: Ma che cosa ha di buono costei?
CONTE: Oh! Ha del buono assai.
ORTENSIA: Ehi, Dejanira. È bella, rossa. (Fa cenno che si belletta.)
DEJANIRA: Oh, in materia di spirito, la vorreste mettere con noi?
CONTE: Ora basta. Sia come esser si voglia; Mirandolina mi piace, e se volete la mia amicizia, avete a dirne bene, altrimenti fate conto di non avermi mai conosciuto.
ORTENSIA: Oh signor Conte, per me dico che Mirandolina è una dea Venere.
DEJANIRA: Sì, sì, vero. Ha dello spirito, parla bene.
ORTENSIA: Quando non vuol altro, sarà servito.
CONTE: Oh! Avete veduto quello ch'è passato per sala? (Osservando dentro la scena.)
CONTE: Quello è un altro bel carattere da commedia.
ORTENSIA: È uno che non può vedere le donne.
ORTENSIA: Avrà qualche brutta memoria di qualche donna.
CONTE: Oibò; non è mai stato innamorato. Non ha mai voluto trattar con donne. Le sprezza tutte, e basta dire che egli disprezza ancora Mirandolina.
ORTENSIA: Poverino! Se mi ci mettessi attorno io, scommetto lo farei cambiare opinione.
DEJANIRA: Veramente una gran cosa! Questa è un'impresa che la vorrei pigliare sopra di me.
CONTE: Sentite, amiche. Così per puro divertimento. Se vi dà l'anima d'innamorarlo, da cavaliere vi faccio un bel regalo.
ORTENSIA: Io non intendo essere ricompensata per questo: lo farò per mio spasso.
DEJANIRA: Se il signor Conte vuol usarci qualche finezza, non l'ha da fare per questo. Sinché arrivano i nostri compagni, ci divertiremo un poco.
CONTE: Dubito che non farete niente.
ORTENSIA: Signor Conte, ha ben poca stima di noi.
DEJANIRA: Non siamo vezzose come Mirandolina; ma finalmente sappiamo qualche poco il viver del mondo.
CONTE: Volete che lo mandiamo a chiamare?