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Carlo Goldoni La sposa persiana IntraText CT - Lettura del testo |
E vi sarà d’Ircana donna più bella ancora?
Di Fatima il ritratto nell’udirlo innamora.
Gli occhi, le guancie, il crine, la mano, il viso, il petto...
Tanta beltà innocente raccolta in un oggetto?
Tamas... vediamla; alfine il padre lo domanda;
E il domandar del padre vuol dir, che lo comanda.
Ma Ircana mia?... Qual torto le fo, se un’altra io miro?
Non mi trarrà per questo dal petto un sol sospiro.
E se beltà sì rara poi mi accendesse il cuore,
Resister chi potrebbe alla forza d’amore?
Fuggasi... No, si vegga; finora Ircana è quella,
Che agli occhi miei d’ogni altra parve più vaga, e bella.
Svelisi in suo confronto beltà tanto lodata,
E delle due si vegga, chi è vinta, e superata.
Questa non è incostanza, non è mancar di fede,
È un desio... ma neppure; è il padre che lo chiede.
È ver che il padre istesso disubbidir giurai;
Ma in onta delle leggi giurar non si può mai.
Sia forza, sia consiglio, seguo del padre i detti,
Ma terrò in guardia il cuore, non cangierò gli affetti.
Ircana, sì, ti adoro, sì, tu sarai più bella;
Ma lascia, che rimiri le luci ancor di quella;
E se negli occhi suoi non vedo il tuo splendore,
In te cresciuto il merto, crescerà in me l’ardore (parte).