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Carlo Goldoni
La sposa persiana

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Scena Quarta. Machmut, Fatima, e li suddetti

 

MACHMUT Olà, parta ciascuno; in libertà qui resti

Dello sposo la sposa ai primi sguardi onesti.

Figlia, che con tal nome posso chiamarti anch’io,

Se unita fra momenti sarai col sangue mio,

Non so quale a’ tuoi occhi recato abbia diletto

Quel che or mirasti appena sposo tuo giovinetto.

Non brilla ad esso in volto gran vezzo, e gran bellezza,

Ma la beltade in uomo non è quel che si apprezza.

Valor, sangue, decoro, virtù, costanza, e amore.

Questo è quel, che di donna rende felice il cuore.

L’amor non nasce a un tratto, col tempo in sen si accende:

Male, se a’ primi colpi un debil cuor si arrende.

Se il figlio mio non langue, tosto che può mirarti,

Usa di sposa amante, i vezzi, i sguardi, e l’arti.

Soffri da prima il gelo, o lo vedrai fra poco

Ardere ai tuoi bei lumi, ardere al tuo bel foco.

Vietare io non potei, per legge, o per costume,

Ch’egli non rimirasse di qualche schiava il lume.

Ma spero (e lo vedrai) che sol di te contento,

Ogni straniero fuoco nel suo cor sarà spento

(Fatima si va contorcendo).

No, non ti dia ciò pena. Fatima, tel prometto

Che t’amerà; sii certa; eccolo il giovinetto.

Sola con lui ti lascio; scopriti, e lo consola;

Fagli gustar il dolce di qualche tua parola.

Se un dardo da’ tuoi lumi entro il suo cuor sia spinto,

Fatima, non temere, egli ti adora, hai vinto (parte).

 




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