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Carlo Goldoni
La sposa persiana

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Scena Quarta. Fatima sola

 

No, non vogl’io pentirmi d’aver sofferto in pace,

Senza cambiar le offese, senza insultar l’audace.

L’ira sfogar col labbro con chi c’insulta è segno,

Che sopra la ragione, predomina lo sdegno.

È la viltà un estremo, temeritade è l’altro;

Prudenza è il mezzo onesto, in un nobile, e scaltro:

Nobile che gl’insulti sdegna, conosce, e prova;

Scaltro, che per virtude sa simular, se giova.

Era di quell’indegna ogni superbo detto

Aspra mortal ferita d’una consorte al petto;

Ma a lei giovar potea più, che a me l’irritarmi

Empia per questo Ircana tentò di provocarmi,

Ed io l’ira celando, senza mostrarla in viso,

Le ingiurie, e le minaccie ricompensai col riso:

Tamas, che l’abbia offesa dir non potrà, se affetto

Tenero le promisi, e le mostrai rispetto.

Pietà più facilmente sperare alle mie pene

Posso nel di lui cuore... Eccolo, che a me viene.

 




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