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Carlo Goldoni
La sposa persiana

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Scena Sesta. Ircana sola

 

Ah voglia il ciel, che mai abbiasi a usar tal’arte:

Laddove amor fa d’uopo, rigor non abbia parte.

Sguardi, parole, amplessi, vezzi, sospiri e pianti

Son le malìe, che han forza sul cuore degli amanti.

Ma allor, che un’altra donna venga con forza eguale

A disputarmi un cuor, che per natura è frale,

Se a sostenere il dritto il mio valor fia poco,

L’arte, l’ardir, l’inganno e le malìe avran loco.

Tutto tentar io voglio, sino la morte istessa;

Pria di vedermi in faccia d’una rival depressa

Oh genitori ingrati, che al ciel mandaste i voti,

Non per mirar, canuti, della figlia i nipoti,

Ma sol, perché, accresciuto alla beltade il vezzo,

Al comprator poteste vendermi a maggior prezzo!

Ma se destin crudele nascer mi fe’ da gente

Che per il proprio sangue tenero amor non sente,

Se per costume indegno esser dovea venduta

Ah nel serraglio almeno fossi del re venuta.

Sì, nell’Haram2 spazioso, anche fra mine, e mine

Distinguer si farebbono al Sofi3 (mie pupille;

Sia vaga, o non sia vaga, incolta qual io sono,

Dato avrei forse io sola il successore al trono.

Ma a un Killientar4 venduta, venduta a un finanziere,

Avrò chi mi contrasti nel merto, e nel potere?

No, no, questo non fia, Tamas, è mio soltanto;

Regnar nel di lui cuore è mia gloria, è mio vanto.

Picciolo regno ancora mi basta, e mi consola,

Purché in quel cuore io possa sempre regnarvi, e sola (parte).

 




2 Serraglio del re di Persia.



3 Nome distintivo del re di Persia



4 Direttore delle Finanze






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