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Carlo Goldoni
La gelosia di Lindoro

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Scena Nona. Lindoro solo

 

Ah sì, merito bene d'essere compatito e compianto. Chi l'avrebbe mai detto? Una giovane ch'ho amato, posso dir, dall'infanzia. Obbligata dalle disgrazie della sua casa ad abbandonare la patria, la lascio io pure, e l'abbandono per lei. Costretta ella a servire, mi assoggetto io medesimo alla servitù. Sono per sua cagione villanamente scacciato, m'espongo a de' nuovi insulti, soffro per lei l'indigenza, il rossore, i pericoli. Arrischio la vita, sono posto in prigione, tutto soffro pazientemente, e finalmente la sposo, e finalmente mi credo al colmo della contentezza, del piacere, della felicità. Misera condizion de' mortali! Sparì la mia contentezza come il chiaro d'un lampo, perì il piacere come un fiore di primavera. La mia felicità non fu che un'ombra fugace, che un'illusione, un fantasma, un sogno. Zelinda infedele? Oh cielo, in quale abisso di pene mi getta un'immaginedolorosa? Ecco, ecco le spine senza rose. Le rose sono sparite, e le spine mi trafiggono il core.

 

 

Fine dell'Atto primo.





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