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Carlo Goldoni
Pamela nubile

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Scena Tredicesima. Isacco, poi Miledi Daure, e detti

 

ISAC. Signore! Miledi Daure.

BON. Venga. (Isacco parte)

ART. Ella verrà a parlarvi per suo nipote.

BON. Viene, perché io l'ho invitata a venire.

MIL. Milord, so che sarete acceso di collera contro di me, ma se voi mi mandaste a chiamare, non credo che l'abbiate fatto per insultarmi.

BON. V'invitai per darvi un segno d'affetto.

MIL. Mi adulate?

BON. No, dico davvero. Vi partecipo le mie nozze vicine.

MIL. Con chi?

BON. Con una dama di Scozia.

MIL. Di qual famiglia?

BON. De' Conti d'Auspingh.

MIL. Voi mi consolate. Quando avete concluso?

BON. Oggi.

MIL. Quando verrà la sposa?

BON. La sposa non è lontana.

MIL. Desidero di vederla.

BON. Milord, date voi questo piacere a Miledi mia sorella. Andate a prendere la contessa mia sposa; indi datevi a conoscere al di lei padre, e colmatelo di contentezza.

ART. Vi servo con straordinario piacere. (parte)

MIL. Ma come! Ella è in Londra, ella è in casa, ella è vostra sposa, ed io non so nulla di questo?

BON. Vi basti saperlo, prima ch'io le abbia data la mano.

MIL. Sì, son contentissima, purché vi leviate d'attorno quella svenevole di Pamela.

BON. Di Pamela parlatene con rispetto.

 

 




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