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Carlo Goldoni Le avventure della villeggiatura IntraText CT - Lettura del testo |
COSTANZA: Ma, caro signor Ferdinando...
FERDINANDO: Ma, cara signora Costanza, chi si può tenere, si tenga.
VITTORIA: Serva sua, signora Costanza. Perdoni se ho tardato a fare il mio debito.
COSTANZA: Cosa dice mai? In ogni tempo mi fa onore; mi favorisce. La prego d'accomodarsi. (Siedono.)
FERDINANDO: (Che dite eh? In che gala si è messa?). (Sedendo, piano a Vittoria.)
VITTORIA: (Tutto cattivo; non si sa nemmeno vestire). (A Ferdinando.)
COSTANZA: (Oh, che ti venga la rabbia! Ha il mariage alla moda). (Si guardano sott'occhio, e non parlano.)
FERDINANDO: (Si sono ammutolite, non parlano). E così, signore, che cosa dicono di questo tempo?
VITTORIA: Eh! per la stagione che corre, non c'è male.
COSTANZA: (Ora capisco, perché è venuta da me: per farsi vedere il bell'abito. Ma non le vo' dar piacere, non le vo' dir niente).
FERDINANDO: È molto magnifica la signora Vittoria, è vestita veramente di gusto.
VITTORIA: È una galanteria; è un abitino alla moda.
COSTANZA: Starà molto in campagna la signora Vittoria?
VITTORIA: Fino che durerà la villeggiatura.
FERDINANDO: Mi piace infinitamente la distribuzion dei colori.
VITTORIA: In questa sorta d'abiti tutto consiste nell'armonia de' colori.
COSTANZA: (L'armonia de' colori!). (Caricandola.)
FERDINANDO: Questo vuol dire essere di buon gusto.
COSTANZA: Questa mattina, m'immagino, sarà anch'ella invitata dalla signora Giacinta.
VITTORIA: Sì, signora. Ci va ella pure?
COSTANZA: Oh! non vuole?
VITTORIA: Va a piedi, se è lecito, o va in isterzo?
COSTANZA: Oh! vado a piedi. Io lo sterzo non l'ho, ché non sono sì ricca; ma quando anche l'avessi, per quattro passi mi parerebbe un'affettazione.
VITTORIA: Eh! non si fa per questo, si fa per la proprietà.
COSTANZA: Se vogliamo parlare di proprietà...
FERDINANDO: Saremo in molti, io credo, questa mattina.
VITTORIA: Per me, ci sia chi ci vuol essere, non mi voglio mettere in soggezione. Mi sono vestita così in abito di confidenza.
FERDINANDO: Ma questo, signora, è un abito con cui può presentarsi in qualunque luogo.
COSTANZA: (Ma che maladetto ciarlone!).
FERDINANDO: Che dic'ella, signora Costanza? Non è questo un vestito magnifico, e di buon gusto?
COSTANZA: Vossignoria non sa che interrompere quand'uno parla. A che ora fa conto d'andare dalla signora Giacinta? (A Vittoria.)
VITTORIA: (Oh! si vede che quest'abito la fa delirare). Dirò, signora, ho da fare ancora due visite, e poi passerò dalla signora Giacinta. Se sarà presto, si farà una partita.
COSTANZA: Oh! sì, per giocare poi, in quella casa si gioca a tutte le ore. Pazienza che giocassero a piccioli giochi, ma c'è quel maladettissimo faraone, che ha da essere la rovina di qualcheduno.
FERDINANDO: Io non so che finora sia accaduto alcuno di questi malanni.
VITTORIA: Quest'anno, per dirla, ho perduto anch'io quanto basta, e poi ho fatto delle spesette. Mi piace andar ben vestita. Ogni stagione mi piace farmi qualche cosa di nuovo. Tutti hanno la loro passione. Io ho quella del vestir bene, e di vestir alla moda. Ecco qui, quest'anno è uscita la moda del mariage, e sono stata io delle prime.
COSTANZA: (Fa propriamente venire il vomito. Non si può soffrire).
FERDINANDO: La pulizia certamente è quella che fa distinguere le persone.
VITTORIA: Che dice, signora Costanza, ella che è di buon gusto, le piace quest'abito?
COSTANZA: Signora, io non voleva dir niente, perché sono una donna sincera, e non mi piace adulare, e dall'altra parte sprezzare la roba degli altri non è buona creanza; ma se deggio dirle la verità, non mi piace niente.
COSTANZA: Non so che dire, sarò di cattivo gusto, ma non mi piace.
FERDINANDO: Cospetto! Questa è una cosa grande. Ma che ci trova, che non le piace?
COSTANZA: Ma che cosa ci trova di bello, di maraviglioso, il signor lodatore? È altro che un abito di seta schietto, guarnito a più colori, come si guarniscono le livree? Con sua buona grazia, non mi piace, e mi pare che non meriti tanti elogi.
FERDINANDO: Eh! i gusti sono diversi.
VITTORIA: Per altro, signora Costanza, io non sono venuta mai a disprezzare i suoi abiti. (Si alzano.)
COSTANZA: Né io, mi perdoni...
FERDINANDO: Io vedo che la signora Vittoria ha volontà di partire. Se comanda, la servirò io.
COSTANZA: Ella è padrona di servirsi come comanda.
FERDINANDO: Il mio rispetto alla signora Costanza.
VITTORIA: (Merito peggio, non ci doveva venire. Povera, superba e ignorante). (Parte.)
FERDINANDO: (Bel soggetto per una cantata per musica! L'ambizione e l'invidia). (Parte.)
COSTANZA: Gran signora! Gran principessa! Piena di debiti e di vanità, senza fondamento. (Parte.)