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Carlo Goldoni
La serva amorosa

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Scena Quinta. Un servitore e detti

 

Servitore: Signora, che cos'ha il padrone che piange e si dei pugni pel capo?

Beatrice: (Povera me! È disperato, perché io sono in collera seco. È vecchio, la passione lo potrebbe far morire. Non ha fatto ancor testamento... Presto, presto...). (da sé; va per partire)

Lelio: Vi assicuro, signora, che mi vuol bene...

Beatrice: Sì, Sì, pazzo, ne parleremo. (parte)

Servitore: (Dopo che il mio padrone si è rimaritato, ha perso affatto il giudizio). (da sé, parte)

Lelio: Se quel giorno ch'io l'incontrai per la strada, l'avessi conosciuta, la cosa era fatta. Con quattro parole di quelle che so dir io, con un testoncello alla serva, il negozio s'incamminava a dovere. Maledetti i zendali! Sono la mia disperazione: non si sa mai, se una donna sia bella o brutta. Le belle si coprono per modestia, le brutte per vergogna; le giovani per vezzo, e le vecchie per disperazione. (parte)

 




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