3. Consapevoli
però che l'autentica comprensione e la genuina misericordia non sono mai
disgiunti dalla verità(4), i pastori hanno il dovere di
richiamare a questi fedeli la dottrina della Chiesa riguardante la celebrazione
dei sacramenti e in particolare la recezione dell'Eucaristia. Su questo punto
negli ultimi anni in varie regioni sono state proposte diverse soluzioni
pastorali secondo cui certamente non sarebbe possibile un'ammissione generale
dei divorziati risposati alla Comunione eucaristica, ma essi potrebbero
accedervi in determinati casi, quando secondo il giudizio della loro coscienza
si ritenessero a ciò autorizzati. Così, ad esempio, quando
fossero stati abbandonati del tutto ingiustamente, sebbene si fossero
sinceramente sforzati di salvare il precedente matrimonio, ovvero quando
fossero convinti della nullità del precedente matrimonio, pur non
potendola dimostrare nel foro esterno, oppure quando avessero già
trascorso un lungo cammino di riflessione e di penitenza, o anche quando per
motivi moralmente validi non potessero soddisfare l'obbligo della separazione.
Da alcune parti
è stato anche proposto che, per esaminare oggettivamente la loro
situazione effettiva, i divorziati risposati dovrebbero intessere un colloquio
con un sacerdote prudente ed esperto. Questo sacerdote però sarebbe
tenuto a rispettare la loro eventuale decisione di coscienza ad accedere
all'Eucaristia, senza che ciò irnplichi una autorizzazione ufficiale.
In questi e
simili casi si tratterebbe di una soluzione pastorale tollerante e benevola per
poter rendere giustizia alle diverse situazioni dei divorziati risposati.
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