Grazia Deledda: Raccolta di opere
Grazia Deledda
La fuga in Egitto
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Una prima delusione lo aspettava all'arrivo, quando nella piccola stazione, dove al fermarsi del treno i grandi pioppi ridenti s'inchinarono di qua e di salutando i viaggiatori, non trovò nessuno.

Ebbe timore di essersi sbagliato: lui solo era sceso dal treno e questo già proseguiva fischiando, come fischiasse per lui; e la quiete delle vigne, nella improvvisa immobilità della terra, i cespugli che parevano carichi di farfalle addormentate, i fili stessi dell'erba che si piegavano sulle loro ombre lunghe e vive, gli davano uno stordimento di febbre. Fra tutto quel verde non si vede che il tetto rosso della stazione: uscito dalla stazione egli si ferma ad aspettare, dritto fra le sue due valigie come l'asta di una bilancia; ma davanti a lui non vede che un largo viale erboso con in fondo un grande uovo metà azzurro di mare e metà di cielo.

Sopra il viale fra due file di pioppi e di robinie che sembravano coppie di sposi, alti e slanciati i pioppi, basse e tondeggianti le robinie cariche di frangie scintillanti, il cielo è alto e chiaro ma di una tristezza indicibile, tanto più che non se ne spiega la ragione: è la tristezza delle grandi solitudini, che non è nell'aria ma nel cuore dell'uomo che guarda.

E l'uomo con le valigie ha l'impressione di essere sbarcato peggio che in una città sconfinata e sconosciuta, dove nessuno parla la sua lingua e se cammina dovrà camminare a lungo e arrivare solo ad una spiaggia deserta.

D'un tratto la nostalgia per la sua casetta lontana lo afferra: perchè ha lasciato la sua vecchia casa, il paese dove sono sepolti i suoi parenti, dove qualche amico lo aveva ancora?

Come i giovani e i deboli che non conoscono la gioia della solitudine, si è lasciato lusingare dall'azzurro delle lontananze; ed ha creduto di raccogliere solo il necessario per la sua vita in quelle due valigie il cui odore di cuoio nuovo rivela in chi le porta il viaggiatore novellino. Ma la vita si vendica; e quelle valigie adesso gli pesano come piene zeppe di tutto il suo passato.

E mai come adesso ha sentito la distanza insuperabile che lo divide da quella famiglia che infine non è la sua.

La famiglia è creata dall'uomo con l'essenza sua stessa, col suo seme, il suo sangue, il suo sudore: e fra lui e quell'altra famiglia esiste solo un legame sentimentale più fragile di un filo di ragno.

Tanto è vero che nessuno gli è venuto incontro.

§


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