Grazia Deledda: Raccolta di opere
Grazia Deledda
La fuga in Egitto
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Marga si alzò all'alba, il giorno dopo; e fu come il sorgere del sole per la casa senza di lei annuvolata.

Quando il maestro, tutto lindo e pettinato, entrò nella cucina, ella aveva già rimesso in ordine le camere, aveva già visitato i contadini e parlato con le vacche, col puledrino e la cavalla, le galline e le anatre, l'acqua del pozzo, le piante e i fiori.

Adesso parlava con gli arnesi di cucina: tutto era buono per ricevere le espressioni della sua gioia di vivere e di muoversi.

Ad Ornella, invece, osservò il maestro, rivolgeva continui rimproveri; e quella li riceveva in silenzio, impassibile come una statua. Del resto Marga si calmava subito e tornava a ridere e rivolgersi alla bambina come ad una persona adulta, e infine a lui, al suocero, chiamandolo a testimonio dei vantaggi ch'ella godeva nella vita.

Vede? Antonio è già uscito, senza prendere un sorso d'acqua; è già andato per i nostri affari, mentre un altro se ne starebbe a crogiolarsi nel letto come un signore. E tutto va bene in famiglia quando ci si alza presto e si fa il proprio dovere.

Poi mentre versava nelle tazze il caffè e il latte e tagliava su un vassoio i pezzi di pane avanzati la sera prima, domandò alla bambina:

– Hai detto le tue preghiere? Anche per il tuo grande papà hai pregato? Lei vedrà, nonno, come questa bambina sarà una vera donna, felice per e per gli altri. Anche il latino studierà, se Dio vuole, senza trascurare le virtù domestiche. L'esempio dei genitori e adesso anche di lei, le sarà di grande aiuto. E come è bella, questa bambina, e come buona! Non ce n'è un'altra al mondo. Ma che fai, Ola, brutta cattiva? Tu sei la mia disperazione su questa terra.

E senza il riparo del maestro le avrebbe dato un ceffone, poichè lei, approfittando dell'esaltazione materna, s'era piegata e versava un po' del suo caffè-latte sul dorso del cane. Il cane era rimasto a casa, dovendo il padrone non andare più in del porto ove si scaricava il pesce; ma pareva fosse rimasto apposta per fare miglior conoscenza con l'ospite, e gli girava intorno fiutandolo per studiarlo bene e farsi bene conoscere da lui. A sua volta il maestro si lasciava commuovere da quell'ansito quasi umano di essere bisognoso di affetto, e buttava pezzetti di pane che l'animale prendeva a volo con la lingua rossa mentre sulla sua schiena la macchia nera luceva come di velluto e tutto il dorso gli vibrava di gioia e riconoscenza.

Il gatto invece sdegnava di avvicinarsi: amava i cibi forti e aristocratici, lui, e adesso, adagiato su di una sedia, con le zampe e la coda in dentro, immobile come una piccola sfinge di marmo tigrato, aspettava il ritorno di Ornella dalla spesa.

Il maestro amava molto questi quadretti domestici: ci si sentiva dentro come in una atmosfera biblica, e respirava meglio.

La figura agitata di Marga, col vestito scolorito e trasandato che però non nascondeva l'eleganza naturale del bel corpo flessuoso, coi capelli in disordine intorno al viso argenteo mobilissimo, contrastava con l'ambiente ingenuo: ed egli sentiva che la gioia di lei era un po' come le sue parole; un velo iridescente che ella scuoteva davanti agli altri per ingannarli e ingannarsi.

Quando Ornella tornò dalla spesa e la tavola fu ingombra di cartocci e di verdure ancora umide d'orto, e qualche tazza si rovesciò e il gatto saltò su alla ricerca insistente della carne, ella diventò un po' nervosa. Respinse Ola che frugava anche lei fra i cartocci e ne faceva sgorgare il riso e la farina, e ricominciò a rimproverare Ornella.

Allora la proposta del maestro di andare a spasso, lui, la bambina e il cane, fu accolta da tutti con riconoscenza.

Ed ecco che se ne vanno, quei tre, piccoli e soli nella vastità della spiaggia e dell'azzurro del mare.

Il tratto di sabbia nuda ancora vergine di orme umane è preceduto da prati coperti di erba e di fiorellini gialli e viola che sembrano di cristallo; e tutto ha la trasparenza del cristallo e il colore delle gemme, il cielo, l'acqua, le conchiglie, la sabbia stessa dove l'onda si ritira e il sole vi si rinfrange come in uno specchio. Ma sopratutto attira gli sguardi del maestro e di Ola un grande triangolo fiammeggiante disteso sul verde di un prato: è una vela che un vecchio pittore marinaro ha tinto di croco e adesso dipinge con arte religiosa attingendo i colori dai secchi disposti intorno a lui e di tanto in tanto allontanandosi un poco per osservare meglio l'effetto del quadro.

In cima è il sole, rosso con lunghi radi raggi come quando sorge dal mare; più sotto una striscia gialla separa la parte superiore da quella inferiore della vela, e sebbene tutto sia di colore acceso si ha l'impressione che una zona neutra, come quella delle sabbie, divida il paesaggio, grandioso nella sua lineare semplicità; si ha così, in alto, l'infinito, l'immenso splendore del sole, giù, dove il croco si spegne in un colore di creta, la terra che vive di quella luce.

Sulla zona dorata il pittore finisce di dipingere un gallo, con una tinta di melagrana; e anche questo simbolo richiama all'idea il giorno nuovo esultante di speranza e di amore.

E il maestro si sente nel cuore una gioia superstiziosa; poichè tutto oramai ha per lui del simbolico e favoloso.

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