Grazia Deledda: Raccolta di opere
Grazia Deledda
La fuga in Egitto
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Ma appunto come dopo uno scherzo sia pure involontario che incrina un duro dolore, egli si sentì sollevato. Riprese a camminare.

Sentiva sempre più accanto a la presenza di Dio. Non era forse Dio che gli aveva mandato la vecchia incontro per offrirgli un rifugio di penitenza? Prima però bisognava compiere il proprio dovere senza indugio, di fronte ad Antonio: e la casa dalla quale era fuggito con disperazione e ripugnanza adesso lo riattirava come un tempio dove ci si pente e si prega e si sacrifica.

Trovò Antonio che disponendosi ad uscire si aggiustava la cravatta e le falde del cappello davanti allo specchio della saletta da pranzo.

Lo guardò alle spalle e anche quel dorso agile e forte e la nuca potente gli ricordarono, come già le forme di Ornella, non so quale essere vicino più che alla umana alla natura animale. L'uomo superiore di solito ha il corpo debole e imperfetto: la carne pesa in un modo o nell'altro sul suo spirito, onde questo tenta di vincerla e superarla.

Antonio, dov'è Ornella?

La domanda, sebbene fatta sottovoce e con prudenza, allarmò subito Antonio che si volse tutto d'un pezzo: l'aspetto dell'altro era però così stanco e disfatto, che egli rassicurato rispose con premura:

– Ha bisogno di qualche cosa?

– Ho bisogno di parlarti. Vieni di , nella mia camera.

si poteva parlare con calma. Le cose intorno nella penombra verdastra pareva fingessero di dormire, per non turbare il colloquio, e del resto adesso al maestro tutto appariva semplice, chiaro; ed egli non intendeva perdersi in parole inutili.

Siedi, – disse scostando la sedia davanti alla tavola sulla quale fra le sue carte serpeggiava un filo di perline lasciato da Ola. E mentre Antonio scostava ancora più in la sedia, e obbediva come un ragazzo, egli nascose sotto una carta le perline, non per paura di soffrire, ma perchè d'un tratto sentiva che non il solo desiderio di salvare dal marcio intorno la bambina, ma un istinto universale di bene lo guidava.

Ascolta, – disse, ascoltando anche lui le sue parole, e con l'accento umile di chi non vuole offendere ma difendersi, – contro la mia volontà ho sorpreso oggi il tuo colloquio con Ornella.

Antonio non parve colpito; anzi il sorriso istintivamente fatuo e beffardo del conquistatore di donne gli sollevò il labbro superiore: e aspettò che il maestro continuasse. Il maestro non continuava: aveva veduto quel sorriso e sentiva l'inutilità del suo combattimento.

– Quella maledetta ragazza, – proruppe infine Antonio, d'improvviso sdegnato, – ha lasciato la porta aperta forse apposta. Per questo, per questo! – ripetè, togliendosi e rimettendosi con rabbia il cappello.

– E tu perchè non l'hai chiusa? Forse era meglio. Sì, meglio ignorare il male che combatterlo inutilmente.

– Ma lei, – disse cinicamente Antonio, – crede che la ragazza sia alle prime armi? E chi è l'uomo che non profitta delle occasioni? Chi è senza peccato scagli la prima pietra.

E il maestro si sentì davvero come percosso dalla pietra che lui stesso tentava di scagliare: ma non si fermò.

– Tu non devi peccare in casa tua, in casa di tua figlia: qui altrove, del resto: il peccato è sempre lo stesso, ovunque si commetta. E non devi far soffrire tua moglie, che forse sa tutto e tutto compatisce per la bambina. Può darsi che io non sia in grado di scagliare la prima pietra, ma appunto per questo ti dico che certe cose si pagano, un giorno o l'altro, e a caro prezzo.

Antonio parve scosso: a testa china lisciava il suo cappello e non reagiva: solo domandò:

– È Marga che la fa parlare così?

Antonio! Tua moglie darebbe la sua vita prima di aprire il suo cuore ad anima viva. Ma la sua pena traspira anche dal suo stesso riso.

Marga non mi vuol bene, – disse Antonio accigliato. – Non vuol bene che al marito morto.

– Non è vero! Si rifugia nel suo ricordo come il cervo ferito nella sua tana. Ma anche questo non importa: l'essenziale è che qui l'aria deve essere purificata, perchè lo stesso contegno di lei, di Marga, accresce l'infezione. L'aria deve essere purificata, – ripetè sbattendo a ventaglio le mani, – per la bambina, se non per voi. Intendi?

– Che ne sa la bambina?

– La bambina, se continua a respirare quest'aria, si corromperà come voi, e un giorno, quando vedrà nei tuoi occhi il dolore per la sua perdizione, saprà ben risponderti: tu mi hai insegnato il male.

Antonio scattò, come una verga ripiegata a forza.

– No, no. Lei no. Se io sono così è perchè sono nato così. Si nasce.... si nasce.... Mia madre era come Ornella.

Allora una catena di ferro parve avvincere i due uomini, a tradimento, ribaltandoli in uno stesso abisso di vergogna e di terrore.

Il maestro disse con voce sorda:

– Dunque lo riconosci che fai del male?

– Lo riconosco. Ma non sono io solo. Molti sono peggiori di me.

– Tutti siamo impastati di bene e di male, ma quest'ultimo bisogna vincerlo, Antonio. L'acciaio che è l'acciaio viene temprato e ridotto a spada, da chi vuol vincere il nemico.

Antonio rimaneva in piedi, come un servo che aspetta ordini, tormentando con crudeltà, quasi fosse un animale vivo, il suo cappello di feltro. Disse infine:

– Mi dica lei che cosa devo fare.

Devi far andar via immediatamente di casa la ragazza, e provvedere poi a lei e alla creatura.

– E poi? – insistè Antonio con tristezza.

Dio poi ti aiuterà, se hai buone intenzioni, – disse il maestro; ma un senso di smarrimento invase anche lui al pensiero del poi.

E questa nebbia non lo lasciò più: sentiva che Antonio, pur mostrandosi remissivo, gli sfuggiva, gli scivolava di mano come un gatto che per quanto in apparenza docile non può rinunziare ai suoi istinti selvaggi.

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