Grazia Deledda: Raccolta di opere
Grazia Deledda
La fuga in Egitto
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Sul tardi andò a passeggio con Ola: la compagnia di lei, però, anzichè sollevare affinava la sua pena: il suo pensiero correva sempre a casa, dove gli pareva di aver lasciato Antonio gravemente malato.

Ola lo tirava verso il paese, dove c'era gente e rumore, lui invece andava verso i viali solitari dove il passo moriva sul folto dell'erba e il cielo aveva di nuovo per i suoi occhi il riflesso della solitudine mortale che gli vuotava il cuore.

Ola si annoiava: si piegò due o tre volte a cogliere fiorellini e ad osservare qualche insetto, ma non richiamava più il nonno coi suoi stridi di meraviglia, anche lei raccolta in un suo pensiero segreto. Una volta si attardò tanto che lui, andato avanti, si volse a richiamarla. Lei non risponde, non si muove, disobbediente e taciturna, finchè lui non torna indietro e minaccia di darle uno scappellotto.

Ed ecco che sono diventati nemici. Meglio così, pensa lui con durezza, tanto un giorno o l'altro ci dobbiamo lasciare.

Anche lei, afferrata e trascinata dalla mano di lui, lo guarda di sotto in su, studiandolo bene, come il giorno del loro primo incontro; perchè sente di essere accanto ad un altro uomo, ad un nonno diverso di quello di prima. E d'un tratto gli domanda annoiata e stanca:

– Quali erano le canzonette che sapevi da bambino?

– Tante ne sapevo, – egli risponde burbero; – adesso sono vecchio e non le ricordo più.

– Neppure quella del marinaio sulle onde?

– Neppure quella, – egli dice, duro e ostinato, ma d'improvviso sente un suono d'organo che viene di lontano, di dove? di lontano, di della pianura, di del mare: un canto religioso lo accompagna. L'impressione è così forte che egli si ferma ad ascoltare.

– Tu non senti niente? – domanda alla bambina: – non senti una musica lontana?

– Sì, la sento, – dice lei, pronta alla suggestione.

Ed entrambi stanno nel viale solitario, in mezzo all'erba ed ai giuochi del sole e delle ombre come in un cerchio magico fra di sogno e di follìa.

§


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