Grazia Deledda: Raccolta di opere
Grazia Deledda
La fuga in Egitto
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Verso sera entrò a vedere Marga. Era senza febbre, ma più sfinita del solito, col viso di un pallore azzurrognolo di cadavere reso più sinistro dal chiarore rossigno del crepuscolo.

– Quel dottore, – ella domandò con la sua voce assonnata, – che ha detto?

– Ha detto che si tratta anche di nervi e che devi riposarti e curare lo spirito.

Questo lo diceva lui, che credeva di saperne più del dottore, ma il sorriso spettrale di Marga, che lasciava vedere i denti come in un teschio di giovane donna, lo scoraggiò subito.

Anche da quella parte non c'era niente da fare, con le parole; tornò tuttavia a sperare quando lei disse:

– Ma io non ci ho niente allo spirito. E voglio, sì, seguire i consigli del dottore. Se si andasse al suo paese, babbo? Da tanto lo desidero.

Perchè non lo hai desiderato prima? Adesso è tardi. Ho venduto la casa e non saprei dove andare.

– Non importa, babbo, – disse lei, subito di nuovo rassegnata. – Andrò dove Antonio mi conduce. Lei, babbo, non verrebbe con noi? Così Antonio resterebbe poi sempre a badare qui la casa con Ornella, fino al nostro ritorno.

Il maestro la guardò: ella teneva le palpebre abbassate, come per sfuggirgli, ed egli ebbe desiderio di sollevarle con le sue dita, quelle palpebre grevi come le pietre dei sepolcri, e di gridare in modo che tutti lo sentissero:

Alzati, donna, e cammina.

Marga, – disse con durezza, – io non verrò con voi: io andrò via presto di qui.

Perchè? Perchè?

Fra i due piccoli gridi sinceri e accorati di lei vi fu un breve spazio di silenzio durante il quale il chiarore che illuminava il guanciale parve muoversi e salire verso la parete: e il viso di lei si fece nero di ombra.

– È morta, è morta nell'anima, – pensò il maestro.

Tuttavia sentì il bisogno violento di confessarsi a lei, come appunto ad un morto da lui offeso in vita. Chiuse a sua volta gli occhi e parlò. Il suono della sua voce gli pareva oscuro eppure a volte risonante d'una nota come di oboe, tremula di pianto.

Marga, io ero venuto qui con la speranza di passare il resto dei miei giorni con voi e forse di rinnovare la mia vita. Così una vecchia barca sgangherata, dopo tante traversie spera di rientrare in porto e di essere riattata. Ma vedo che la cosa non è possibile. La colpa forse è mia: mi accorgo ogni giorno di più che fra me e voi, fra il mio modo di pensare e di vivere e il vostro, c'è un contrasto insuperabile. E quindi io non posso che disturbarvi e, a mia volta, inquietarmi e soffrire inutilmente.

– Ti prego di non parlare, – aggiunse, poichè la sentiva agitarsi. – Altre volte ti ho detto che sei intelligente e che capisci quanto io voglio dire. Io pure so tutto di te, anche se tu taci: ricorda, Marga, quella prima sera del mio arrivo: fin d'allora ho inteso tutto ciò che di torbido si agita nella vita tua e di Antonio. Adesso, poi, le cose peggiorano. Per amore di voi stessi e per mancanza di religione, voi siete tutti sul limite del peggiore dei delitti, quello di uccidere una creatura prima che sia nata. Io, però, non intendo più di mettermi in mezzo a voi, neppure per riguardo alla bambina che respira quest'aria corrotta e finirà per perdersi anche lei.

Marga aveva rivolto il viso contro il guanciale, e singhiozzava: d'un tratto lo rivolse, scuotendo la testa per liberarsi dal velo dei capelli, e tentò di parlare; ma solo un gemito le uscì dalle labbra.

– È inutile che tu parli, Marga: sarà molto meglio che tu operi. Del resto non credere che io sia qui solo per predicarvi inutilmente la morale. Ho peccato anch'io, ho commesso pure io un delitto simile a quello che adesso varrei evitare: una donna, la madre di tuo marito, si è uccisa per colpa mia: era incinta e sapeva che io non intendevo sposarla. Io ho preso con me il suo primo bambino, che non era mio, ma del quale volevo farmene un figlio. Con questo credevo di espiare: invece non era che il seme della mia vera espiazione. La vera espiazione comincia adesso, ed io l'accetto intera, purchè voi tutti siate salvi. Non piangere, Marga, non piangere. Piuttosto alzati, come disse Cristo a Lazzaro: alzati e cammina.

La donna piangeva, silenziosamente adesso, nascondendosi il viso col sudario nero dei suoi capelli.

– Il tuo pianto mi piace, – egli disse, alzandosi senza riaprire gli occhi. – È come la prima pioggia dopo una lunga siccità. E tu ti alzerai e insegnerai a tua figlia quello che io speravo d'insegnarle: che per essere veramente felici bisogna vivere puri e seguire le leggi di Cristo. Tu lo farai; se non oggi, domani lo farai.

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