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Quando tutto fu in ordine, il maestro ritornò dai contadini per riportare la scopa: neppure a farlo apposta, li sentì che si scambiavano male parole come se durante tutta la giornata non avessero fatto altro; e gli venne da ridere. Accorgendosi di lui essi tacquero e l'anziano si sollevò per salutarlo con rispetto.
– Ecco la scopa, – egli disse appoggiandovisi, – e grazie. E grazie anche per le vostre patate, che erano buone come il burro.
– Noi non le abbiamo ancora assaggiate. Il cuoco oggi, – disse il contadino strizzando l'occhio verso il fratello, – è di cattivo umore.
– Lo so. Siete arrabbiato con me, Gesuino? Avete ragione; perchè vengo troppo a molestarvi e farvi perdere il tempo; ma in cambio potrò anch'io esservi utile: venite stasera a mangiare con me: ho poco, in casa, ma quel poco saprò moltiplicarlo come faceva Gesù. Bisogna però che voi mi procuriate il vino.
– Il vino ce l'abbiamo, – disse l'anziano, mentre il fratello continuava a zappare accigliato e silenzioso: – è leggerino, ma buono.
– Niente, niente: voglio del vino generoso, che rinforzi il sangue. C'è, mi pare, un'osteria qui al crocicchio. Se non vi disturba andrete a prenderne due fiaschi.
– Gesù Maria! Lei vuole mandarci all'altro mondo!
– Ci andremo assieme, se mai, – egli disse, e diede all'uomo i denari per il vino. – Che dite, Gesuino; rispondete, per piacere. Verrete o no?
– Ma sì! – brontolò Gesuino, senza voltarsi.
– Oh, finalmente abbiamo sentito il suono della vostra voce. E adesso andiamo a preparare il banchetto.
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