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– C'è qualcuno da lei? – domandò Gesuino. – Il cane abbaia verso la sua casa.
Un attimo di silenzio; e al maestro parve di sentire una grande ala passare nella solitudine del firmamento e ravvivare le cose morte. Era l'aiuto aspettato da Dio.
– C'è una donna da me, – disse con voce tranquilla, – Una disgraziata che non sa dove andare ed è venuta a sbattersi qui come un uccello ferito.
Ma il paragone non ebbe presa su Gesuino.
– Lei la conosce?
– La conosco, sì. È la serva che stava da mio figlio Antonio.
Gesuino, che usciva raramente dal podere e non si occupava dei fatti degli altri, non conosceva Antonio nè la sua serva: ma la sua malizia istintiva gli rivelava confusamente il dramma di quella gente.
– Ma questa serva l'hanno dunque cacciata via? Perchè?
Il maestro sentì di essere sottoposto a un interrogatorio: era giusto: l'uomo è giudice dell'uomo.
– Veramente l'ha cacciata via mio figlio, perchè la moglie e la figlia sono fuori di casa. E l'ha cacciata via perchè è incinta.
– Oh bravi! E lei se la tiene in casa?
– Gesuino, – disse allora il maestro, afferrandosi alla siepe, – vi prego di non fare cattivi giudizi. Siete un uomo di Dio e di coscienza e dovete anzi aiutarmi e consigliarmi. Che cosa devo fare? La ragazza è disperata; può fare del male a sè e agli altri. Certo che non mi fa piacere tenermela in casa, anzi ho quasi paura a passare la notte con lei. Che devo fare?
Anche Gesuino s'afferrò alla siepe: la sua mente era confusa.
– Domandiamo a Proto. Lui è uomo di mondo e può dire qualche cosa.
– No, no, dovete dirmelo voi, secondo la vostra coscienza.
– Ma chi è l'uomo che l'ha ingravidata?
– Io non lo so, e questo non importa: importa tenere la ragazza a bada perchè non commetta sciocchezze; e poi aiutarla e sistemare la sua creatura.
– Mio fratello Proto direbbe di lasciarla che s'impicchi. Queste femmine prima fanno il loro piacere poi mettono gli altri negli impicci.
– È vero, ma Gesù ha teso la mano anche a Maria Maddalena. Lasciamo stare Proto, Gesuino; consigliatemi voi.
L'altro era restìo a dar consigli; piuttosto investigava.
– Non sarà per caso suo figlio?
– Io non lo so; ma pure ammesso che sia lui il fatto è che l'ha cacciata fuori di casa, ed io quindi sarei doppiamente obbligato a salvarla e salvare la creatura.
– Quel porco…. – mormorò Gesuino: e il maestro non difese Antonio, ma disse:
– La gente fa il male senza saperlo e senza volerlo; tocca agli uomini di coscienza metter riparo. Quando il fiume straripa che colpa ne ha? Ma gli uomini fanno gli argini e il disastro è riparato. Così dobbiamo fare noi.
Gesuino chinò la testa, in modo che la luna gl'illuminò i capelli come un campo di stoppia; anche lui guardava e pareva consultasse la sua ombra nascosta fra la siepe. Vi fu un intervallo di silenzio, finchè il cane abbaiò, a testa in aria, per avvertire i vicini e i lontani che la quiete era apparente, che si vigilava e si era pronti a sventare gli agguati. Allora il padrone sollevò pure lui la faccia e disse:
– Lei è un galantuomo. Sono sicuro che anche mio fratello Proto lo aiuterà. Cosa dobbiamo fare?
– Ecco, intanto, non far sapere a nessuno che la donna è qui. È meglio evitare le chiacchiere. Inoltre, se la vedete, non accennarle al suo stato, non farvi meraviglia di niente. Posso ben tenere una serva anch'io, come sempre l'ho tenuta. È vero, – aggiunse sarcasticamente, – che non si dormiva nella stessa stamberga; ma insomma è lo stesso. Infine, quando io sarò costretto ad uscire, anche per occuparmi dei fatti di lei e veder di aggiustare le cose, voi dovete vigilarla e vigilare qui intorno. Vi chiedo troppo?
– Ma nulla! – esclamò l'altro scrollando le spalle: e parve tornato l'uomo burbero di prima.
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