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Il maestro rifece la strada che oramai gli sembrava la strada stessa della vita. Si va, si viene, si crede di non poter più ritornare sui propri passi, di lasciare dietro di noi tutto il passato; e tutto invece ricomincia, e si cammina, si cammina sempre sulle proprie orme, seguiti o preceduti dalla nostra ombra.
– Ma è tempo di operare, non di filosofare, – dice a sè stesso il maestro; poi sorride, con l'impressione che il suo viso rifletta le rughe azzurre del mare increspato. – E si può sapere dove vado? Da Antonio? Che può fare Antonio a sua volta? Che rimedio può inventare? Oramai il male è circoscritto, è nel lazzaretto, e tocca a me non lasciarlo diffondersi.
Eppure andava, e sempre l'immagine luminosa di Ola lo accompagnava come l'angelo di Tobia cieco: più di una volta si chinò, d'istinto, a raccogliere fra i solchi dorati del viottolo qualche foglia o qualche fiorellino: lei faceva così, ed egli si rivedeva bambino quando andava in cerca di erbe medicinali sui ciglioni del suo paese.
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