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Ai primi di settembre tornò Marga. La sua salute era molto migliorata: la febbre, divenuta intermittente, l'assaliva solo nel pomeriggio e svaniva col cadere del sole, sempre più tenue e breve. E poichè il maestro non si lasciava più vedere, neppure per ritirare il mensile stabilito con Antonio, un giorno lei e la bambina andarono a cercarlo nel suo rifugio. Oramai tutti sapevano ch'egli viveva laggiù con Ornella che si diceva incinta per opera di lui. La gente mormorava e rideva ma senza meraviglia nè sdegno: sono cose che succedono nel mondo. E anche lui non si sdegnava più: il dolore antico gli era tornato indivisibile compagno, confortato però da una misteriosa speranza di giorni migliori. Qualche cosa doveva succedere, sia pure la morte, e mettere fine alla vicenda triste che lo travolgeva. Ed egli aspettava, come la foglia sull'albero, che deve pure un giorno sottrarsi al vento e al sole e ricadere nel seno della terra.
Intanto viveva appunto in mezzo agli alberi e ai cespugli del giardino illudendosi di coltivare la terra: in realtà cercava un ultimo conforto, col confondersi o tentare di confondersi con la natura.
E gli pareva di essere felice quando questa corrispondeva con lui, quando il pesco gli buttava sui piedi i frutti maturi, gl'insetti si prendevano confidenza coi suoi capelli e i suoi vestiti, il ragno verde gli correva sulla mano come sopra una foglia, e la goccia di sangue della coccinella si posava sul suo dito bruno di terra.
Illusioni: il suo cuore, dentro, era solo, e la gioia effimera volava via come la coccinella arrivata al limite dell'unghia di lui.
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