Grazia Deledda: Raccolta di opere
Grazia Deledda
La fuga in Egitto
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Qualche mattina andavano ancora a spasso lungo la spiaggia, col cane fedele. La spiaggia era sfollata dei bagnanti, ma ancora violata dalle loro orme; e bisognava passare alla larga dalle piccole dune perchè luride di sterco e di carta sporca.

– Bisogna che l'inverno passi qui con la sua scopa di vento e l'inaffiatoio a lungo tiro, per purificare il luogo, – diceva lui ad Ola, e Ola rideva per quest'immagine dell'inverno spazzino del buon Dio; e voleva che il nonno ripetesse la frase.

Egli la ripeteva, pensando alle sue vicende; e gli pareva che tutta quella folla di borghesi e contadini, che aveva riempito il mare e la sabbia del suo sudore malaticcio, fosse passata su di lui come appunto le legioni del dolore invocate da Dio.

C'è anche la neve, però, – osservò Ola, pensierosa. – A me la neve non piace, perchè non si può uscire di casa.

– E se si potesse uscire?

– Oh allora sì, ma loro non vogliono.

– Ben venga la neve, purificherà meglio, ammazzerà anche le pulci, e il cane sarà contento.

Ed ecco che lei ride di nuovo perchè il cane per dar valore alle parole del nonno solleva una zampa e si morsica l'inguine con un gemito di fastidio e di dolore.

Vedi, adesso invece lui deve morsicarsi da e vorrebbe anche mangiare le pulci.

Lei ride, tutto è buono per farla ridere, mentre da ogni sua stessa parola egli ricava un terribile significato per .

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