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Qualche mattina andavano ancora a spasso lungo la spiaggia, col cane fedele. La spiaggia era sfollata dei bagnanti, ma ancora violata dalle loro orme; e bisognava passare alla larga dalle piccole dune perchè luride di sterco e di carta sporca.
– Bisogna che l'inverno passi qui con la sua scopa di vento e l'inaffiatoio a lungo tiro, per purificare il luogo, – diceva lui ad Ola, e Ola rideva per quest'immagine dell'inverno spazzino del buon Dio; e voleva che il nonno ripetesse la frase.
Egli la ripeteva, pensando alle sue vicende; e gli pareva che tutta quella folla di borghesi e contadini, che aveva riempito il mare e la sabbia del suo sudore malaticcio, fosse passata su di lui come appunto le legioni del dolore invocate da Dio.
– C'è anche la neve, però, – osservò Ola, pensierosa. – A me la neve non piace, perchè non si può uscire di casa.
– E se si potesse uscire?
– Oh allora sì, ma loro non vogliono.
– Ben venga la neve, purificherà meglio, ammazzerà anche le pulci, e il cane sarà contento.
Ed ecco che lei ride di nuovo perchè il cane per dar valore alle parole del nonno solleva una zampa e si morsica l'inguine con un gemito di fastidio e di dolore.
– Vedi, adesso invece lui deve morsicarsi da sè e vorrebbe anche mangiare le pulci.
Lei ride, tutto è buono per farla ridere, mentre da ogni sua stessa parola egli ricava un terribile significato per sè.
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