Grazia Deledda: Raccolta di opere
Grazia Deledda
La fuga in Egitto
Lettura del testo

53

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

Un giorno tornò a casa tutto zuppo di pioggia: il vento gli aveva portato via il cappello ed egli provava l'impressione di essere diventato calvo. Ornella fu premurosa con lui; lo costrinse a cambiarsi il vestito, gli levò le scarpe e gli fece bere una tazza di latte caldo: e a sua volta si bagnò di pioggia con l'andar fuori a prendere legna per rattizzare il fuoco.

Egli sedette accanto al camino e gli sembrò di essere tornato ragazzo, quando la madre si curava di lui e nelle brutte giornate lo costringeva a star dentro casa. Uno stordimento piacevole, come di ubriachezza, gli travolgeva i pensieri. Dopo tutto è buono avere una donna in casa, che si occupa della parte materiale della vita, e vi lascia vivere dentro a modo vostro. E questa Ornella....

Ornella, – la chiamò, volgendosi a vedere che cosa faceva. Faceva le solite cose; metteva ad asciugare le vesti di lui e poi dritta davanti alla tavola, sotto la luce torbida della finestra flagellata dalla pioggia, sbucciava le patate per la minestra: e lo faceva con cura, in modo che la buccia ne veniva via sottile tutta di un pezzo attortigliata come un nastro giallo e bruno.

Ornella, ho fatto un sogno buffo, stanotte: mi pareva che un usciere fosse venuto qui per notificarmi la fine della custodia. Il dibattimento dei parricidi era finito, e l'autorità confiscava i loro beni per le spese di giustizia. Ma il curioso è questo: la carta della notifica proveniva dal mio paese; ed era della persona alla quale ho venduto la mia casa. E mi si imponeva di ricomprare la casa, pena la confisca.

Ornella non era abituata a queste confidenze di lui; e non capiva che spesso si raccontano dei pretesi sogni per aver modo di rivelare i propri desideri; tuttavia ci si interessava, e osservò seria, come si trattasse di cosa reale:

– E che gliene importava a lei, della confisca?

– È questo: non me ne doveva importare, eppure ci provavo un'angoscia profonda. E l'usciere s'era ficcato qui e non intendeva di andarsene se prima non pronunziavo una decisione. Era un uomo alto, con la barba, e mentre faceva il personaggio dell'usciere, come succede nei sogni, era uno dei parricidi, quello latitante: sedette , dietro la porta, e non si mosse più. Io guardavo la carta, e pensavo al modo di risolvere la faccenda: pensavo: Marga potrà aiutarmi....

Al nome di Marga, Ornella piegò la testa, guardando bene la patata che aveva in mano: e sottovoce domandò:

– Ma i denari ricavati dalla vendita della casa, lei cosa ne ha fatto?

Egli non rispose: questo era un affare che col sogno non ci entrava. D'altronde in quel momento il fragore del vento e della pioggia risonava così forte ch'egli poteva non aver sentito le parole di lei.

Marga potrà aiutarmi, – riprese, rivolgendosi verso il camino. – E allora le cose si mettono bene: ricompro la casa e ritorno laggiù. Laggiù posso ricominciare a guadagnare: posso dare lezioni e aprire una scuola privata: tutti hanno stima di me, laggiù, e forse ho fatto male ad andarmene. La casa è bellina, al sole: non ha orto giardino ma è un po' fuori e guarda sulla strada provinciale, sopra una china verde con grandi olivi che va a perdersi nella vallata. E sopra la casa e il paese c'è la montagna, coi boschi di cerri e la foresta dove solo i cacciatori possono avventurarsi.

Ornella adesso aveva sollevato la testa: nella stanza grigia tremolava come nei crepuscoli d'inverno il velo rosso del chiarore del fuoco: di fuori la musica disperata della bufera accompagnava il racconto nostalgico del maestro: e a lei pareva di sentire una fiaba.

§


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on touch / multitouch device
IntraText® (VA2) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2011. Content in this page is licensed under a Creative Commons License