Grazia Deledda: Raccolta di opere
Grazia Deledda
La fuga in Egitto
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Fu una notte memorabile per tutti. Fuori la pioggia scrosciava incessante, e pareva volesse separare con la sua violenza la dimora del maestro dal resto del mondo per privare di soccorso la donna colpevole.

Ma più insensata era la persecuzione degli elementi, più tenace si mostrava la volontà degli uomini a superare le difficoltà del momento.

Gesuino tornò accompagnato dal medico che già aveva curato il maestro; e dopo aver visitato Ornella il buon dottore disse che si trattava di parto prematuro, dovuto senza dubbio a qualche sforzo o a qualche grande turbamento della donna. Il maestro non parlò della visita di Antonio.

Ogni tanto egli saliva sul soppalco: Ornella stava ancora vestita, ora coricata ora seduta sul giaciglio basso tutto in disordine. Alla luce di una stearica la cui fiammella si agitava e si allungava come giocando con l'aria, la figura di lei appariva con contorni scuri sullo sfondo della parete bianca, e quando stava seduta, con la testa china sulle braccia incrociate, pareva quella di una prigioniera che rodesse le sue catene.

E invero la piccola stanza col finestrino simile a una feritoia, la cassa rovesciata per tavola e per sedia, e il vaso da notte sotto il letto, rassomigliava a una cella carceraria.

Il maestro non ricordava di aver mai veduto un quadro così melanconico: la pioggia rombante sul tetto gli dava l'idea di una eruzione vulcanica che scatenasse sulla casa una tempesta di lapilli; e la morte era , visibile, nell'ombra stessa di Ornella. Eppure egli sentiva un misterioso senso di gioia in fondo a tutto l'essere. Mai come in quella notte gli si erano rivelate la presenza e la potenza di Dio. Dio che con la sua verga segna il limite fra la volontà e l'impotenza dell'uomo a creare il destino: Dio che gli rimetteva fra le mani quella donna col suo frutto nel seno, e aboliva il tempo, lo spazio, la morte stessa, facendogli credere che era ancora la donna da lui uccisa.

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