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Gesuino aveva messo a bollire un altro paiolino d'acqua, sebbene non ce ne fosse più di bisogno, allorchè ritornò Proto con un involto che cercava di nascondere.
– Adesso vai a casa e fai quel che c'è da fare, – ordinò corrucciato al fratello, aspettandosi delle proteste: con sorpresa vide che Gesuino gli accennava con l'indice il soppalco, e di tacere; poi se ne andava silenzioso.
Egli rimase a guardare in su, curioso e inquieto, immaginandosi che le cose stessero sempre al punto della sera avanti.
In realtà nulla era mutato: la levatrice già andata via, un silenzio profondo regnava nella stanza e nel soppalco: solo pareva che il maestro e Ornella se ne fossero scappati, e nella casa di vivo non rimanesse che il fuoco con su il paiolino dentro il quale l'acqua bolliva furiosa.
Proto però non era uomo da impressionarsi: depose il suo pacco sulla tavola, ed anzi pensò che poichè il paiolino bolliva era bene profittarne: quindi trasse dall'involto una gallina già ben pelata e con la testa ficcata fra le coscie; e dopo essersi assicurato che l'acqua era pulita ve la cacciò dentro. Sapendo dove stava il sale ne prese una manciata e la buttò nel paiolino: poi si pentì, perchè sapeva che ai malati è meglio dare il brodo non salato.
E si mise ad aspettare: ma lassù continuava il silenzio. Allora, coraggiosamente, salì la scaletta: e vide, immobili come in un quadro, Ornella addormentata, e il maestro seduto sulla cassa con sulle ginocchia il cappotto ripiegato e sotto qualche cosa che egli pareva avesse paura di deporre o di rompere: e il finestrino rotondo azzurro come un grande occhio con in mezzo la pupilla del sole.
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